La fine del diritto pesante del lavoro: due ipotesi
di Maurizio Sacconi
I due disegni di legge allegati per un Testo Unico denominato “Statuto dei Lavori” e per una regolazione più semplice e più efficace in materia di salute e sicurezza nel lavoro, sono parti di un unico disegno riformatore. Cambiano i modelli organizzativi della produzione, cambiano i lavori nella quarta rivoluzione industriale.
Ma nessuno può prevedere la velocità e la dimensione dei cambiamenti. Sappiamo solo che viene meno il vecchio mondo, fatto di gerarchie verticali e di mera esecuzione seriale degli ordini impartiti. Il vecchio mondo su cui è stato costruito tutto il pesantissimo diritto del lavoro, fatto di regole protettive del “contraente debole” che ora diventano spesso un freno alla occupabilità e alla migliore tutela dello stato di salute.
Lo stesso Jobs Act contiene apprezzabili modifiche ma le compensa con definizioni ancor più rigide circa la separazione tra lavoro autonomo e subordinato proprio nel momento in cui la realtà li avvicina. I due testi vogliono quindi rappresentare altrettante ipotesi di fuoriuscita dalla vecchia regolazione del dopoguerra. Alla base di esse si pone una sorta di “salto” metodologico, quello per cui la fonte legislativa, per definizione rigida e perciò incapace di rincorrere i cambiamenti, si deve limitare alle norme fondamentali e inderogabili che sono espressione dei principi costituzionali e comunitari. Per tutto il resto si deve fare rinvio alla duttile contrattazione, soprattutto di prossimità, compresa quella individuale sviluppando la certificazione dei contratti; e per la sicurezza a quelle linee guida, norme tecniche, buone prassi la cui evoluzione e applicazione devono essere validate scientificamente.
All’origine di queste proposte sono le visioni di Marco Biagi, la sua diffidenza verso il formalismo giuridico, la sua intuizione sui cambiamenti dei lavori e sulla tutela sostanziale dell’apprendimento continuo. Esse provocheranno discussioni e forse anche le usuali invettive riservate a chi suggerisce riforme nel presupposto dell’antropologia positiva perché l’impresa non è fisiologicamente ritenuta il luogo dello “sfruttamento dell’uomo sull’uomo”. Farà discutere in particolare il radicale cambiamento ipotizzato per la prevenzione dei rischi nel lavoro.
Con i due colleghi che hanno condiviso firma e progettazione replicheremo pazientemente ai giudizi sommari e saremo aperti a recepire ogni critica costruttiva. Serenella Fucksia è medico del lavoro con esperienza. Hans Berger è albergatore in Alto Adige, già amministratore di quella Provincia autonoma ove si realizzano le migliori pratiche per quanto riguarda l’integrazione tra apprendimento teorico ed esperienza pratica. Non ci illudiamo che nell’attuale contesto politico e parlamentare sia possibile condurre ad approvazione questi DDL. Abbiamo però la volontà di concorrere con essi ad innovare la cultura regolatoria degli ultimi settanta anni con lo scopo di liberare la vitalità economica e di promuovere il lavoro di qualità.