L’ultima beffa agli alluvionati: “Tasse rinviate di un giorno”
Stefano Filippi – Il Giornale
Medaglia d’oro e menzione d’onore al prefetto di Genova, che con alta sensibilità e vicinanza alla popolazione colpita dall’alluvione ha concesso ai cittadini, vessati dalle tasse almeno quanto dal maltempo, un rinvio per pagare le cartelle esattoriali di Equitalia. Una dilazione significativa, congrua, adeguata al dramma che la città vive da giorni: 24 ore. Insediatasi il 1° ottobre scorso (ha lasciato Imperia per volontà del ministro Alfano), il prefetto Fiamma Spena non ha voluto mancare l’occasione per manifestare tutta la sua solidarietà ai genovesi. Non poteva trovare modo migliore per presentarsi a loro.
Il decreto porta la data del 12 ottobre, domenica. Tiene conto dell’«emergenza in atto connessa agli eventi alluvionali» e del fatto che «la situazione di Allerta 2 si protrarrà fino alle ore 23.59 di lunedì 13 ottobre»: i tecnici dell’Arpal (Azienda regionale per la protezione dell’ambiente ligure) non saranno abilissimi nel preavvertire la popolazione dei disastri incombenti, ma sono dei fenomeni nelle previsioni. Calcolano al minuto quando le nubi si schiuderanno sul cielo di Genova. Dalla mezzanotte sarà davvero un altro giorno.
E così i contribuenti che il giorno 13 avrebbero dovuto saldare le cartelle esattoriali, esaurita la perturbazione, la mattina del 14 (cioè ieri) non avevano più scuse per non versare il dovuto a Equitalia. La quale, tramite il direttore centrale sicurezza, aveva rivolto al prefetto Spena una «richiesta in tal senso per le vie brevi», cioè senza troppi protocolli. Una telefonata, forse una mail. Ma che bontà d’animo, che attenzione per gli sfollati. Ventiquattr’ore di slittamento. Una beffa per gli alluvionati, come se nel volgere di una giornata tutto possa tornare alla normalità e la gente abbia già voltato pagina, pronta a pagare le tasse. Ventiquattr’ore di proroga, la classica soluzione burocratica che consente di proclamare: «Non è vero che non abbiamo fatto niente per alleggerire i disagi». Genova è ancora sommersa dal fango, la gente impugna ancora i badili per liberare case, strade e negozi, la pazienza sta raggiungendo il limite. Ma la pazienza dei genovesi è sfidata da quest’ultimo schiaffo della burocrazia. Lo Stato è incapace di difendere la popolazione, non ha i soldi per il risanamento idrogeologico, quando riesce a finanziare le opere non riesce a completarle perché i ricorsi, i tribunali, la burocrazia impediscono di dare risposte reali ai cittadini. Il sindaco premia i funzionari comunali che dovevano intervenire e l’hanno fatto nel modo che si è visto. Il premier non si fa vedere tra i carrugi e, al solito, promette. Grillo fa retromarcia e pure lui evita di sporcarsi le mani, a differenza degli «angeli del fango».
Una dilazione di un mese sarebbe stata un segnale di svolta. Uno stato finalmente preoccupato delle condizioni del popolo. E avrebbe anche obbedito al buon senso. Che cosa sarebbe successo se l’Allerta non fosse rientrata? Vista la tempestività con cui (non) vengono diramati gli avvisi, non era un’eventualità così improbabile. Il prefetto avrebbe diramato una seconda ordinanza alle 23:59 e 10 secondi di lunedì notte? Come avrebbe potuto avvertire la cittadinanza? Non era il caso di fissare subito un termine più ampio, in modo che i contribuenti attesi alle forche caudine di Equitalia avessero tutto il tempo di provvedere una volta terminata l’emergenza? No, il rappresentante del governo ha stabilito che il rinvio di un giorno fosse adeguato. E i genovesi, che finora hanno sperimentato l’incapacità dello stato di mettere il territorio in sicurezza, ora sanno che andrà ancora avanti così.