Tutele del lavoro, produttività e accesso al credito in Italia

Una delle più antiche e autorevoli riviste internazionali di economia, The Economic Journal, ha pubblicato in uno dei suoi ultimi fascicoli (Vol. 126,No: 595, pp. 1798-1822) un saggio che dovrebbe essere letto e meditato da politici e sindacalisti. Riguarda in che modo la normativa generale sul lavoro ha effetti sulla produttività, sugli investimenti e sull’accesso al credito. Ne sono autori economisti al di sopra di ogni sospetto di essere di parte: Federico Gingano della Banca d’Italia, Marco Leonardi dell’Università di Milano. Julian Messina della Banca Mondiale e Giovanni Pica dell’Università di Milano. Il titolo è “Employment Protection Legislation, Capital Investment and Access to Credit: Evidence from Italy”.

Il saggio – che ha aspetti molto tecnici e utilizza una metodologia rigorosamente quantitative – stima l’impatto casuale (ossia la deteminante) dei costi di licenziamento sulla preferenza nei confronti di investimenti a forte contenuto di capitale (capital deepening). Si sofferma anche sulle riforme recenti (quali il Jobs Act) che hanno in effetti tenuto sostanzialmente inalterato il dualismo tra imprese con meno di 15 dipendenti e le altre in termini di costo di licenziamento. L’analisi mostra che l’aumento dei costi di licenziamento (presentissimo anche nei contratti ‘a tutele crescenti’) ha indotto a un aumento nel rapporto capitale-lavoro ed è una delle determinanti di un declino della produttività multifattoriale nelle piccole imprese rispetto alle medie e grandi imprese poiché le seconde hanno miglior accesso al credito delle prime e il credito è essenziale per il capital deepening. A sua volta il capital deepening è più pronunciato ai livelli meno elevati della distribuzione del capitale, dove la riforma ha inciso in modo più pesante, e tra le imprese dotate di una forte liquidità. Inoltre la normativa a protezione dei lavoratori aumenta la percentuale di dipendenti di lungo corso e mediamente più anziani. Il che dimostra la complementarità tra capitale fisico e capitale umano in un contesto dove la normativa lavoristica è moderata.

Il saggio solleva interrogativi inquietanti che meriterebbero di essere discussi dalle parti sociali e portati all’attenzione della politica.