Gli Abs per spingere la ripresa? Tokyo ci ha provato ma la Banca del Giappone non sa ancora se è servito a qualcosa
Giuseppe Pennisi – Avvenire
Il piano di acquisto di titoli Abs (Asset Ibacked securities, ossia titoli ‘cartolarizzati’ basati su attività reali) da parte della Banca centrale europea è in rampa di lancio. Francoforte ha annunciato che lo ‘shopping’ inizierà a novembre, «dopo la pubblicazione della documentazione legale». Gli acquisti verranno eseguiti, per conto della Bce, da quattro società – Amundi Intermédiation, Deutsche Asset & Wealth Management International, Ing Investment Management e State Street Global Advisors – selezionate con gara. Le operazioni verranno effettuate per un anno su «esplicite istruzioni» del Consiglio Bce. Prima di approvare le transazioni, la Bce condurrà l’appropriata ‘due diligence’ e i controlli sui prezzi. L’autorizzazione agli acquisti sarà pubblicata sul sito della Bce ed entrerà in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione.
Sugli Abs ci sono ancora molti comprensibili timori. Non sono strumenti nuovi, dato che esistono da almeno 30 anni (nel 1996, Wiley and Sons, una delle maggiori case editrici di New York, ne pubblicava una voluminosa guida) ma sono considerati uno degli elementi di quella «esuberanza irrazionale» che ha contagiato i mercati negli anni Novanta portando alla crisi scoppiata nel 2007. Ciò spiega le perplessità espresse da componenti degli organi di governo della Bce. Ma sono poche le esperienze di Abs utilizzati da banche centrali per fare uscire le banche e le imprese dalla ‘trappola della liquidità’. Altra ragione che spiega la ritrosia di alcuni Stati membri dell’Eurozona. L’esperienza più lunga (e più pervicace) è quella della Bank of Japan che, dal 1999, ha utilizzato gli Abs, a più riprese e con varie modalità. Non è esperienza facile da studiare, sia perché gran parte degli studi sono in giapponese sia a ragione delle profonde differenze del sistema istituzionale nipponico rispetto a quello europeo.
Nel 2010, in un lavoro per una conferenza internazionale tenuta a Boston, Kazuo Ueda dell’Università di Tokyo (uno degli economisti giapponesi più autorevoli in materia) concludeva che gli Abs non avevano dato nessun contributo di rilievo ai mercati del Paese ed a cenni di ripresa. Più incoraggiante un lavoro pubblicato a marzo su ‘Economics World’ da Yutaka Kurihara di Aichi University a Nagora. Lo studio conclude che gli Abs «hanno contribuito a stabilizzare i mercati finanziari ed a fornire supporto a piccole e medie imprese» (ovviamente in Giappone). In breve hanno avuto un’utile funzione di «ponte». In Europa funzioneranno? Per capirlo serviranno verifiche periodiche.