Partite Iva, in arrivo regole più soft

Marco Mobili e Giovanni Parente – Il Sole 24 Ore

Soglie di ricavi e compensi più alte per le partite Iva. Si lavora per modificare le attuali condizioni del regime forfettario che penalizzano in particolar modo i professionisti. Allo studio ci sono l’innalzamento delle soglie e – risorse permettendo – l’abbassamento dell’imposta sostitutiva dal 15% anche fino al 10 per cento. L’intenzione di apportare modifiche era già stata annunciata dopo l’approvazione della legge di stabilità ed è stata ribadita lunedì dal premier Matteo Renzi. In questo scenario, l’iniziativa parlamentare sembra, comunque, destinata a giocare un ruolo di primo piano. Sul tavolo resta, infatti, anche l’ipotesi di un intervento «tampone» preannunciato nei giorni scorso dal sottosegretario al ministero dell’Economia, Enrico Zanetti, e già tradotto in un emendamento di Scelta civica (primo firmatario Giulio Sottanelli).

L’obiettivo è quello di consentire a chi apre una partita Iva nel 2015 l’opzione per la tassazione con fisco ultraridotto (quella del regime con l’imposta sostitutiva al 5%) ma anche con soglia di ricavi o compensi a 30mila euro uguale per tutti. Il costo dell’operazione è stimato in 15 milioni di euro nel 2015 e di 30 milioni di euro dal 2016, su cui l’emendamento conta di trovare le coperture attraverso una riduzione del «Fondo per interventi strutturali di politica economica» (istituito dal Dl 282/2004)
Un prolungamento o, se si preferisce, un ritorno in vita del vecchio regime che sarebbe funzionale a guadagnare il tempo necessario per una revisione del forfettario da perseguire nei provvedimenti attuativi della delega fiscale attesi all’esame del Consiglio dei ministri del 20 febbraio, che dovrà anche sciogliere i nodi della soglia di non punibilità del 3% e del raddoppio dei termini di accertamento in caso di reati tributari.

L’ipotesi su cui si sta ragionando è quella di alzare le soglie dei ricavi o compensi in tutti quei casi in cui risultano particolarmente penalizzanti. Un punto di partenza potrebbe essere rappresentato dalla risoluzione pre- sentata dal Pd (primi firmatari Marco Causi e Giovanni Sanga) in commissione Finanze alla Camera con l’obiettivo di elevare la soglia per tutte le categorie che attualmente si trovano al di sotto dei 30mila euro. Una modifica che andrebbe incontro soprattutto a freelance, professionisti, agenti di commercio e autonomi dell’edilizia che si sono visti dimezzare la soglia per l’accesso e la permanenza rispetto al precedente regime.

Lo sconto sul prelievo
Non è tutto. Perché la novità più importante potrebbe riguardare l’abbattimento dell’imposta sostitutiva (così definita perché sostituisce Irpef e addizionali, Iva e Irap) dal 15% anche fino al 10 per cento. La strada per arrivare a questo sconto di prelievo passa, però, per un dietrofront sull’agevolazione contributiva concessa a commercianti e artigiani che entrano nel forfettario. In pratica, in base alle regole attuali, questi ultimi possono optare di non versare più i contributi minimi ma di calcolarli su quanto effettivamente «guadagnato» nel corso dell’anno. Esiste anche una possibile terza via (che aspetta comunque l’avallo del Governo) per evitare la vigenza dei due regimi contemporaneamente (i minimi al 5% e il nuovo forfait): introdurre le modifiche alle soglie di accesso e all’aliquota d’imposta direttamente nella conversione del decreto Investement compact (l’emendamento sarebbe inammissibile per il milleproroghe in assenza di un differimento di termini) e non intervenire più nel decreto legislativo del 20 febbraio con cui si vorrebbero rivedere le regole anche per chi è in contabilità semplificata.

I contributi
C’è poi il fronte dell’aumento dal 27% al 30% (a cui va aggiunto lo 0,72% di quota maternità) dei contributi previdenziali di professionisti e freelance iscritti alla gestione separata Inps. Un rincaro che prevede una progressione a salire anche nei prossimi anni fino ad arrivare al 33% nel 2018. Anche su questo punto le associazioni di professionisti hanno dato vita a un tam tam soprattutto via web e Twitter per sensibilizzare parlamentari e Governo a un congelamento dell’aumento. Ecco perché sono stati già presentati emendamenti al milleproroghe da parte di diverse forze politiche per mantenere l’aliquota ferma al 27% per quest’anno.