Il rottamatore fa il restauratore
Marco Bertoncini – Italia Oggi
Milioni di italiani hanno conferito fiducia a Matteo Renzi. Se un numero ancor più milionario di connazionali ha preferito la protesta grillina o l’astensionismo, non si può negare che, magari rassegnatamente o quasi disperatamente, non pochi elettori hanno conferito un mandato a R., credendo nelle sue promesse di rottamatore. Questa funzione rivoluzionaria il presidente del consiglio la esprime, per ora, con una frenesia comunicatrice che comincia a destare insofferenze. Non poche soluzioni indicate o tracciate o sostenute per una fetta degli innumerevoli problemi che ci angosciano non sono rivoluzionarie. I tagli lineari ricordano l’identica proposta sostenuta da Giulio Tremonti, contestato dalle opposizioni dell’epoca per l’incapacità di operare tagli più incisivi e soprattutto individuati, con una decisione quindi politica e non con un’operazione meramente aritmetica. L’insofferenza verso l’azione del commissario alla spesa pubblica rimane quella tipica di qualsiasi politico, di qualsiasi partito, di qualsiasi governo, contro le decisioni incidenti sulla spesa.
Indipendentemente dal merito, pure il blocco degli stipendi per i pubblici dipendenti è una decisione non rivoluzionaria, bensì conservatrice delle scelte operate dai passati governi. Quanto agli aumenti delle accise, puzzano addirittura di prima repubblica. Si potrebbe parlare di continuità del montismo, fenomeno ormai storicizzato che ha lasciato un buon ricordo esclusivamente in Mario Monti e in qualche suo ministro.
Giustizia, lavoro, fisco: questi sono nuovi e fondamentali impegni che attendono R. Si vedrà presto se le corporazioni, dal sindacato delle toghe al veterosindacalismo confederale, ridurranno il rottamatore al rango di restauratore.