Articolo 18, un brutto disco per l’estate
Gaetano Pedullà – La Notizia
A voler usare un paradosso, adesso sì che abbiamo una possibilità di farcela. Se iniziano a vedere nero anche le agenzie di rating – le stesse che da Parmalat a Lehman Brothers non hanno mai azzeccato una previsione giusta – forse allora c’è davvero luce in fondo al tunnel dell’economia italiana. In realtà però l’orizzonte si fa più cupo. Dopo un lungo silenzio, nonostante l’inattesa discesa del Pil nell’ultimo trimestre a -0,2%, ieri è tornata a farsi sentire Moody’s, una delle grandi società che con i loro rating (cioè una valutazione della solidità patrimoniale) orientano i mercati.
Grazie ai loro giudizi, queste agenzie provocarono la grande crisi che nel 2011 fece impennare lo spread italiano, portando alla caduta del governo dell’epoca (Berlusconi) e presentando un conto miliardario sugli interessi del nostro debito pubblico. Per quella stagione Moody’e insieme a Fitch e Standard & Poor’s sono sotto processo. Ora la nuova sortita, a stretto giro dalla richiesta del presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, di cedere sovranità all’Europa per fare quelle riforme che noi non facciamo.
Un brutto segno che lascia intravedere il riattivarsi di quegli stessi centri di potere che solo tre anni fa, orchestrando proprio in agosto la tempesta perfetta dei mercati mondiali, ci misero in braghe di tela. Nel frattempo Alfano suona il solito disco per l’estate contro l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori e mezzo Pd è contrario. Il ministro Poletti deve essere andato in vacanza in un luogo lontano, come lontana è l’armonia nell’esecutivo. Moody’s & co. si leccano i baffi.