Poche chiacchiere, servono i fatti
Piero Ostellino – Corriere della Sera
Deve essere stata una bella soddisfazione – per molti italiani – apprendere che Renzi «alza la voce con la Merkel». Hanno certamente provato un brivido d’orgoglio – «finalmente gliele abbiamo cantate chiare» – pur augurandosi, lo spero, non si riveli analogo a quello provato dai loro nonni ai tempi in cui il capo del governo proclamava «spezzeremo le reni alla Grecia»; salvo prenderle, poi, di santa ragione persino dalla piccola Grecia. Io, che sono sufficientemente vecchio per ricordare sia le rodomontate del duce, sia, per averle vissute, le «dure repliche della storia» subite dall’Italia fascista e parolaia, non sono entusiasta di Renzi, come non lo ero, per tradizione familiare, di Mussolini. Resto dell’opinione che il ragazzotto fiorentino sia una sorta di Mussolini minore, tanto parolaio e velleitario quanto impotente.
Matteo Salvini, il segretario della Lega, dice che, se a Renzi non piace l’austerità imposta dalla Merkel all’Europa – incidentalmente, nell’interesse della Germania – o la ritiene sbagliata, deve evitare di adottarla. Il presidente del Consiglio, però, replica che, anche se la politica della Merkel fosse sbagliata, l’Italia la seguirebbe per dimostrare la propria coerenza. Ahimè, un’altra affermazione mussoliniana: «l’Italia andrà, coerentemente, fino in fondo». E, infatti, siamo affondati… Per tradizione antifascista della mia famiglia, e per formazione culturale, non mi piace l’idea di essere governato da un Mussolini minore.
Caro Renzi, lasci perdere le affermazioni tipo «l’Italia farà sentire la sua voce» – tra l’altro, questa, una fissazione della nostra politica estera – e vada al sodo. Sono disposto a credere che lei stia facendo, come dice Panebianco, un’operazione culturale – ciò che i suoi critici definiscono chiacchiere – prima che fattualmente riformista per cambiare la sinistra. Poiché sostengo da sempre che la nostra sinistra è culturalmente vecchia e, in quanto tale, di danno al Paese, approvo, caro Renzi, persino questo suo «riformismo da convegno». Di solito, in questi convegni, i politici dicono ciò che essi stessi dovrebbero fare, ma poi non fanno. Le auguro ugualmente di avere successo. Realisticamente, però, mi piacerebbe che lei facesse ciò che le suggerisce Salvini. Dica che «questa Ue» non le piace; che ne sogna un’altra – possibilmente, non una parodia dell’Unione Sovietica come l’attuale -, ne proponga la riforma e faccia in modo che l’Italia sia, europeisticamente, meno coerente, ma, machiavellianamente, più concreta. Se ha letto Machiavelli al liceo, ma se lo è scordato, almeno da fiorentino, lo rilegga. Male non le farà.