precompilata

In metà rinunciano agli sgravi del 730, saranno controllati lo stesso

In metà rinunciano agli sgravi del 730, saranno controllati lo stesso

Davide Giacalone – Libero

Ogni mattina un pensionato potrebbe ritrovarsi a far la fila dal medico. Ogni mattina un imprenditore potrebbe dovere versare qualche cosa all’erario. Ogni mattina, quando sorge il fisco, non importa che tu sia pensionato o imprenditore: scappa. Tanto poi ti acchiappano. Quel pensionato e quell’imprenditore sono, oggi, più uniti, nel diffidare dello Stato tassatore e controllore.

La Fondazione nazionale dei commercialisti è una fonte interessata. Diciamo che l’eccessiva semplicità degli adempimenti fiscali e l’idea che i cittadini possano far da soli, non è in cima ai loro desideri. Ma hanno più esperienza, sul campo, di tanti che legiferano. Ebbene, la Fondazione ha commissionato uno studio da cui si evince che circa 6 milioni di contribuenti sarebbero pronti a rinunciare alle detrazioni fiscali cui avrebbero diritto, pur di evitare i controlli. Si può sostenere che diffondano sfiducia e allarme per guadagnare clienti. In questo caso, però, non è così. Perché se l’adesione alla dichiarazione dei redditi precompilata, fornita dall’Agenzia delle entrate, diviene garanzia che non ci saranno controlli successivi, perché mai un cittadino dovrebbe prendersi il rischio di far valere un proprio diritto e scaricare spese che darebbero luogo a un risparmio fiscale marginali, comunque meno di quel che costerebbe un professionista nel caso si dovesse rispondere a rilievi delle autorità? La Fondazione calcola che, in questo modo, l’erario si troverà a incassare 1,5 miliardi non dovuti. Peccato, però, per due dettagli: non è vero che firmare la precompilata inibisce i controlli, perché questi sono sempre possibili sui dati che i terzi hanno trasmesso al fisco (quindi quasi tutti); considerare conveniente rinunciare a un diritto equivale a dire che non si ha nessuna fidu­ cia nella lealtà dell’amministrazione fiscale.

Ieri il Consiglio dei ministri ha varato qualche altro decreto legislativo, in materia fiscale. Oramai vengono giù a spizzichi e bocconi, fermo restando che è rimandato a giugno quello che era già stato illustrato e approvato a Natale (e la cosa passa come se fosse normale, come se non contenesse un sentore venefico il fatto che una norma fiscale la si voglia posporre alle elezioni regionali). Ieri è stato il turno, fra gli altri, dell’abuso di diritto. Dicesi «abuso di diritto» che un soggetto applichi le leggi esistenti, ma per trarne un indebito vantaggio. Che uno dice: scusate, se una legge consente un indebito vantaggio, cambiatela. No, ti rispondono, è il contribuente che deve applicarla con animo candido. Quindi non basta attenersi alla legge, occorre scegliere quella che non faccia sorgere il sospetto che ne stai approfittando.

Non basta: il decreto prevede che, da ora in poi, e sull’abuso di diritto, l’onere della prova spetti all’Agenzia delle entrate. E anche questa passa senza destare il dovuto scandalo: dovrebbe essere sempre così: tu Stato mi accusi, spetta a te dimostrare che ho torto, non a me che ho ragione. Invece no, vale solo su questo. E lo hanno scritto nel decreto. Dove si legge anche che se il contribuente ha un dubbio, ove non voglia abusare della legge, poverella, può chiedere all’ufficio fiscale quale legge applicare. Già me lo vedo: scusi, so che dovrei pagare 100, ma con il comma 329 dell’articolo 89 quater del regio decreto etc. etc., potrei pagare 80, secondo lei quale devo applicare? Risposta: sicuro che non ci sia nulla per cui deve pagare 120? Perché il funzionario che suggerisse la via più conveniente potrebbe andare incontro alla contestazione di danno erariale, qualora qualcuno domani dimostrasse l’abuso di diritto. Mentre, se il suggerimento viene dal commercialista, il professionista ne risponde come complicità, per cui gli devi anche pagare gli oneri dell’assicurazione. Però, oh, non vi lamentare, perché nel decreto legislativo c’è anche scritto che l’abuso di diritto non è contestabile in sede penale. Ovvero: non è un reato avere applicato una legge. Non importa se sei pensionato o imprenditore, scappa.