Italia agli ultimi posti sulle liberalizzazioni, la legge è nel cassetto
Rosaria Amato – La Repubblica
Far pagare troppo poco il cliente svilisce la professione legale? Sembra di sì, a giudicare dalle argomentazioni del Consiglio Nazionale Forense, accuratamente riportate dall’Antitrust nel provvedimento che condanna l’organo professionale al pagamento di quasi un milione di euro. Completamente diversa la visione dell’Authority presieduta da Giovanni Pitruzzella: il tariffario imposto dal Cnf limita l’autonomia degli avvocati e restringe la concorrenza. Stessa lontananza di vedute per quanto riguarda la pubblicità su Internet: per il Cnf pubblicizzare tariffe convenienti su un sito «comporta in re ipsa lo svilimento della prestazione professionale da contratto d’opera intellettuale a questione di puro prezzo». Più banalmente, per l’Antitrust il singolare divieto importo dal Consiglio agli iscritti all’Ordine è “anticompetitivo” e potrebbe precludere agli avvocati l’uso di «un importante canale di diffusione dell’informazione». In generale, le due disposizioni sanzionate limitano direttamente e indirettamente «l’autonomia dei professionisti rispetto alla determinazione del proprio comportamento sul mercato».
«Questa impostazione è tipica dell’Ordine forense, ed era tipica di tutte le professioni fino a qualche anno fa» rileva Silvio Boccalatte, avvocato, autore del capitolo sulle professioni dell’Indice delle liberalizzazioni, pubblicato ogni anno dall’Istituto Bruno Leoni. «Adesso però alcuni ordini, per esempio quello dei commercialisti, degli ingegneri, stanno cercando di far evolvere il loro quadro normativo verso una configurazione più moderna di prestazione professionale». La prossima edizione dell’Indice verrà presentata il 27 novembre. I nodi al pettine non sono molto diversi da quelli dello scorso anno, quando con valutazione 28 su 100 l’Italia è risultata il Paese meno concorrenziale d’Europa. Tanto poco concorrenziale che non c’è ancora traccia della nuova lenzuolata di liberalizzazioni annunciata oltre un mese fa dal ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, in occasione della Giornata Europea della Concorrenza. La pubblicazione del disegno di legge, che dovrebbe recepire gran parte della segnalazione dell’Antitrust di luglio, era stata indicata come imminente, ma adesso fonti ben informate ipotizzano come periodo perlomeno gennaio, quando la legge di stabilità sarà finalmente alle spalle. E sui contenuti, bocche stracucite, per evitare le pressioni delle numerose lobby che temono moltissimo eventuali nuove limitazioni al loro campo di azione.
Le indicazioni di luglio dell’Antitrust sono estremamente ampie: vanno da provvedimenti che rendano meno care benzina e assicurazioni a misure che favoriscano il passaggio da una banca all’altra e una maggiore concorrenza nei servizi locali. Anche all’Istituto Bruno Leoni avrebbero qualche indicazione da dare al governo: «La sostanziale totale liberalizzazione delle forme di organizzazione professionale – suggerisce Boccalatte – e la assoluta totale liberalizzazione delle forme delle prestazioni professionali alla clientela, nel rispetto della concorrenza e nell’ottica della correttezza. E concretezza: basta con cose folli tipo le sanzioni contro “l’accaparramento della clientela”».
Certo, non sono solo gli ordini professionali a essere carenti sotto il profilo della libera concorrenza: «A mio avviso bisognerebbe ancora intervenire sulle rigidità del mercato del lavoro – dice Serena Sileoni, tra gli autori dell’Indice delle liberalizzazioni – e sicuramente tra le urgenze ci sono i servizi postali, sia il servizio universale che tutto il resto, e il trasporto ferroviario. Però non bastano le leggi: il provvedimento odierno dell’Antitrust dimostra che le restrizioni all’esercizio concorrenziale delle professioni possono dipendere soprattutto dalle barriere erette dagli ordini».