Sulla spesa tagli finti, sui tributi aumenti veri
Gianni Trovati – Il Sole 24 Ore
Fino a oggi le tasse locali sono state trattate da Governi e Parlamenti come un ramo cadetto della politica fiscale. Per dirla in modo più chiaro, le varie “riforme” che si sono affastellate in questi anni hanno sempre risposto a scopi estranei alla finanza locale, cioè prima di tutto a trovare soldi per puntellare il bilancio statale.
La vicenda dell’Imu, che almeno nel nome pare destinata a concludersi dopo tre anni di sofferenza, è esemplificativa. Fin dall’inizio, questa versione geneticamente modificata della vecchia (e ordinata) Ici ha gonfiato il gettito con l’obiettivo di aumentare le entrate statali, al punto da girare allo Stato quote rilevanti di un’imposta municipale solo nel nome. Questo difetto d’origine si è inevitabilmente riverberato su tutti gli sviluppi dell’Imu, fino all’ultima puntata che interessa in questi giorni i terreni agricoli ex montani (lo raccontiamo nella pagina a fianco). Anche in questo caso, si è partiti dall’esigenza di trovare 350 milioni già spesi dallo Stato con il bonus Irpef, e per raggiungere questo scopo che non c’entra nulla con l’eventuale ricchezza tassabile dei terreni si sono costruiti criteri riconosciuti come irrazionali dallo stesso Governo, che infatti ora annuncia proroghe e correzioni future.
Questa prassi, intendiamoci, è iniziata anni fa, e all’inizio deve essere sembrata geniale a Governi in cerca di risorse e consensi. In questo modo, infatti, è stato possibile a tanta politica far finta di tagliare spesa pubblica senza aumentare le tasse, dando però ad altri il compito di trovare le risorse per far quadrare i conti. Il gioco, però, ha il fiato corto, i contribuenti l’hanno capito da tempo e la moltiplicazione degli importi e delle complicazioni per pagarli ha azzerato la pazienza. La nuova «tassa locale» ha il compito titanico di affrontare questo problema: anche per dare ai contribuenti la possibilità di capire quali sindaci sono stati vittime del meccanismo, e quali invece l’hanno sfruttato per continuare a finanziare inefficienze sulle spalle degli altri.