Bolletta energetica: negli ultimi otto anni quella delle famiglie è cresciuta dell’8,8%. Il 36,1% del prezzo finale è costituito da tasse e imposte.

Dal 2010 al 2018 le famiglie italiane hanno visto crescere dell’8,8% i costi per l’utilizzo dell’energia elettrica a fini domestici: è questo il risultato di una ricerca del Centro Studi ImpresaLavoro, che ha analizzato l’andamento dei prezzi medi dell’energia elettrica per uso domestico fornita in questo periodo di tempo alle famiglie in tutta Europa.

Dalla rielaborazione dei dati Eurostat emerge che rispetto a otto anni fa tra i 28 Paesi oggetto del monitoraggio solo in 6 nazioni il prezzo dell’energia domestica è diminuito: Lussemburgo (-3,2%), Paesi Bassi (-4,0%), Slovacchia (-4,1%), Lituania (-7,5%), Malta (-21,5%) e Ungheria (-31,6%). In tutti gli altri casi la bolletta elettrica delle famiglie è cresciuta con aumenti anche consistenti: +45,1% in Lettonia, +44,2% in Belgio, +40,1% in Estonia e +39,7% in Portogallo. Tra le grandi economie cresce l’onere per le famiglie anche in Regno Unito (+38,0%), in Spagna (+35,8%), in Francia (+34,7%), in Germania (+24,4%) e, come detto, Italia (+8,8%).

Nel nostro Paese, quindi, il costo per l’energia elettrica domestica (tasse incluse) è passato da 0,1943 euro per kWh nel 2010 a 0,2114 euro per kWh nel 2018. Stimando nel 2018 un consumo medio annuo per famiglia di 3.000 kWh si ottiene un costo a carico di ogni famiglia per la sola bolletta elettrica di 634 euro su base annua. A livello europeo solo in Danimarca, Germania, Belgio, Irlanda, Spagna e Portogallo l’energia costa di più che nel nostro Paese. Se la stessa famiglia, infatti, si trovasse a vivere in Francia risparmierebbe 102 euro su base annua, 122 se vivesse nei Paesi Bassi, 146 euro se vivesse in Slovenia, 239 euro se vivesse in Croazia. In Germania, invece, il conto sarebbe più elevato: +264 euro.

Si tratta di costi comprensivi di tasse e accise che nel nostro Paese rappresentano il 36,1% del prezzo finale. L’incidenza delle imposte è più elevata che da noi soltanto in Danimarca (66%), Portogallo (55,2%), Germania (54%), Slovacchia (40,9%) e Austria (37,2%). Il fisco pesa meno nella bolletta delle famiglie in altre economie continentali: Francia (35,1%), Regno Unito (29,7%) e Spagna (21,4%).

A meno di ulteriori rinvii, dal 1° luglio dell’anno prossimo sono previsti il passaggio obbligatorio al mercato libero e la fine del regime della maggior tutela per quanti avranno mantenuto il proprio storico fornitore di energia. «Si tratta in realtà di una spada di Damocle» osserva l’imprenditore Massimo Blasoni, presidente del Centro studi ImpresaLavoro. «Coloro che entro quella data non avranno provveduto autonomamente al passaggio a un fornitore sul libero mercato potrebbero infatti confluire nel cosiddetto “servizio di salvaguardia” che già oggi prevede costi maggiori di quelli praticati in regime di maggior tutela».