Ci vuole un fisco bestiale
Il Foglio
Non ascoltate i soliti autoproclamati “realisti”: di “tassa piatta” è bene che si parli nell’Italia di oggi. Proprio ieri infatti prim’ancora che il fondatore e leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, lanciasse la sua proposta di politica fiscale, la Banca d’ltalia ha confermato che la pressione fiscale nel nostro paese ha raggiunto un nuovo quanto scontato record attestandosi al 43 per cento del pil. Due punti in più rispetto alla media europea. È così folle dunque rimettere in discussione l’attuale struttura dell’Irpef, imposta cardine del nostro sistema fiscale?
L’idea lanciata da Berlusconi, quella della “flat tax” appunto, prevede un’unica aliquota sul reddito fissata al 20 per cento – invece che gli attuali cinque scaglioni che arrivano fino al 43 per cento – e un’area di esenzione totale per i redditi fino a una certa soglia, 13 mila euro secondo la proposta di Forza Italia. I “pro”, evidenti, sono almeno due. Un’aliquota così bassa, accompagnata da una semplificazione del sistema di detrazioni e deduzioni, eviterebbe a tanti italiani complicazioni e vessazioni che oggi frenano inutilmente chiunque produca ricchezza. Inoltre la presenza di una “no tax area” garantirebbe il mantenimento di un criterio di progressività per i redditi più bassi, come da dettato costituzionale.
Una rivoluzione fiscale di questa portata avrebbe tuttavia un costo. Certo, il gettito fiscale nel breve termine aumenterebbe. Nonostante ciò, con un’aliquota unica al 20 per cento, ma anche con una soglia più realistica al 25 per cento, si registrerebbe un ammanco nei conti statali di almeno 40 miliardi di euro l’anno. Forza Italia è disponibile a individuare e poi proporre al governo Renzi tagli di spesa pubblica di questa entità? Ce ne sarebbe davvero bisogno.