massimo blasoni

PA, il ritardo nei pagamenti costa alle imprese 6 miliardi

PA, il ritardo nei pagamenti costa alle imprese 6 miliardi

Metronews – 4 agosto 2014

UDINE. Il ritardo dei pagamenti ai fornitori della PA ha finora determinato un costo del capitale a carico delle imprese italiane di oltre 6 miliardi di euro all’anno, pari a quasi 30 miliardi nel periodo 2009-2013. Il dato emerge da una ricerca (scaricabile interamente dal sito www.impresalavoro.org) realizzata dal centro studi di ispirazione liberale “ImpresaLavoro” di Udine, promosso dall’imprenditore Massimo Blasoni e il cui board scientifico è presieduto dal professor Giuseppe Pennisi (economista, consigliere del Cnel e docente all’Università Europea di Roma, già Banca Mondiale e dirigente generale dei Ministeri del Bilancio e del Lavoro).

Lo studio di “ImpresaLavoro” sottolinea come ci si debba peraltro accontentare in questo campo di una stima prudenziale, dal momento che le stesse amministrazioni pubbliche non dispongono di una sistematica e organizzata documentazione sui crediti dei propri fornitori e sulle fatture associate, a causa delle insufficienze nei sistemi di contabilizzazione delle transazioni. Finora, infatti, le stime sulla dimensione del fenomeno si sono basate sull’impiego di metodologie statistiche e di indagini campionarie. «Quel che invece si sa con certezza – osserva il presidente Massimo Blasoni – è che i pagamenti del committente pubblico italiano arrivano in media dopo 170 giorni dal ricevimento della fattura, mentre i fornitori privati di norma pagano dopo 60 giorni. Questo mismatching di uscite ed entrate aggrava la situazione finanziaria di migliaia di imprese, esponendole nei casi più gravi al rischio default. Il fenomeno ha assunto rilevanza maggiore a seguito dell’attuale situazione di congiuntura economica, la quale ha provocato anche una riduzione del credito concesso dalle banche alle imprese, con conseguente aggravio della situazione finanziaria di queste ultime».

Secondo le stime prudenziali di “ImpresaLavoro”, l’ammontare per il 2013 è di circa 74,2 miliardi di €, pari a circa il 4,8% del PIL. Lo stock di debito commerciale della nostra PA risulta in calo: nel 2010, esso aveva toccato la cifra record di 87,3 miliardi di euro, pari al 5,5% del PIL. La diminuzione dello stock è dovuta alla riduzione della spesa pubblica relativa all’acquisto di beni e servizi, nonché dei tempi di pagamento concordati con i fornitori. Non è quindi diminuito il ritardo medio nel pagamento delle fatture.

La ricerca di “ImpresaLavoro” rivela inoltre come, a livello europeo, sia in termini nominali che relativi, l’Italia risulti essere il Paese col maggiore stock di debito. Già dal 2010, ha infatti il peggior rapporto tra debiti commerciali e PIL, superando tanto la Spagna quanto la Grecia, le uniche in Europa (a parte l’Italia) a superare il 3% in questo rapporto. Per un’impresa italiana che lavora con PA, l’incidenza di questi costi sulla singola fornitura risulta così pari al 4,2%: un dato circa 4 volte superiore a quello sostenuto da un’impresa francese (1,2%) e circa 7 volte superiore a quello sostenuto da un’impresa tedesca (0,6%).

Massimo Blasoni(Presidente ImpresaLavoro): «Schiacciati dalla burocrazia, chi crea lavoro è senza voce»

Massimo Blasoni(Presidente ImpresaLavoro): «Schiacciati dalla burocrazia, chi crea lavoro è senza voce»

 Matteo Basile – Il Giornale

«Di economia dovrebbe parlarne chi l’economia la conosce davvero perché la fa. Chi si ostina a fare impresa e a creare lavoro nonostante tutto». Questa l’idea di base che ha spinto Massimo Blasoni a creare un centro studi di ispirazione liberale in grado di catalizzare imprenditori, ricercatori e studiosi capaci di analizzare la situazione del Paese e capire il modo di uscire dalla stagnazione in cui langue il Paese. Un board scientifico con nomi di primissimo livello, un direttore – Massimo Bressan – di 32 anni, due sedi (a Roma e a Udine) e tanta voglia di metterci la faccia e fare la propria parte anziché limitarsi a coltivare l’orticello.
Blasoni è imprenditore del Nord Est “da manuale”: partito da zero è ora a capo di un’impresa nel settore delle residenze socio-sanitarie con 40 filiali, 1.300 dipendenti e fatturato e utili in costante aumento. Ma dopo alcune esperienze in politica che non lo hanno entusiasmato perché, spiega, «troppi sembra vivano sulla Luna», ha deciso di darsi da fare diversamente. Già il nome scelto per il Centro Studi dice tutto: impresa e lavoro. Facile no?
«In Italia fare impresa è difficilissimo. Paghiamo più tasse, abbiamo meno credito dalle banche e operiamo in un Paese senza infrastrutture e con una burocrazia insopportabile. Vogliamo dare voce a chi fa impresa: in primis partite Iva e piccoli artigiani che sono il vero tessuto sociale dell’Italia».
Come imprenditore ha successo. Chi glielo fa fare?
«Serve un grande impegno perché senza chi fa impresa andiamo incontro a un futuro fatto di giovani disoccupati, di aziende fallite e di imprese cedute all’estero. La strada è questa, dobbiamo invertirla e farlo in fretta».
Proprio voi «imprenditori-evasori-nemici dello Stato»?
«Magari anche uscendo da questi stereotipi senza senso. l’evasione va colpita duramente. Ma il binomio imprenditori-evasori è fuori dalla logica. I nemici sono altri».
Uno è senz’altro la burocrazia.
«L’Italia sembra divisa tra controllori e controllati. Troppo spesso sembra che in Italia ci siano più attività di ispezione che attività che producono. Non è più accettabile».
Eppure adesso c’è Renzi il nuovo, il giovane, il risolutore…
«Abbiamo verificato quel che ha detto e quel che ha fatto. Finora non ha mantenuto niente di ciò che ha promesso e tutti gli indicatori sono in peggioramento».
Quindi bocciato senza appello?
«Lui fa il politico di professione, mi pare che per il momento non abbia compreso la terribile situazione dell’economia. Per nulla».
La situazione è nera, quale sarebbe la prima e più urgente misura da adottare?
«È necessario ridurre le imposte alle aziende. Questo significherebbe creare posti di lavoro da subito. L’economia non riparte con misure omeopatiche come gli 80 euro ma solo con una vera e forte contrazione delle tasse per le imprese».
NASCE IMPRESALAVORO: ridare voce a chi fa impresa

NASCE IMPRESALAVORO: ridare voce a chi fa impresa

Si chiama ImpresaLavoro e punta ad essere un centro studi di respiro nazionale e di ispirazione liberale, capace di “rimettere al centro del dibattito i temi dell’economia e del lavoro”. L’idea è dell’imprenditore udinese Massimo Blasoni che ha presentato oggi, anche su alcuni quotidiani nazionali, la sua ultima iniziativa. Il nome già dice molto perché, come scritto nella presentazione del Centro Studi, “le difficoltà che attraversa l’impresa italiana sono anche le difficoltà dei lavoratori italiani”, due mondi questi che rappresentano “le componenti fondamentali del nostro tessuto produttivo”.
Per Blasoni l’obiettivo è duplice: “da un lato – spiega – far parlare di economia chi l’economia la fa davvero riportando l’attenzione sui temi che veri che riguardano il nostro paese: c’è davvero qualcuno che pensa che i tanti giovani disoccupati o le partite iva che stanno chiudendo per colpa di una crisi senza precedenti siano interessati a conoscere le modalità di elezione dei nostri senatori? Credo piuttosto che dovremmo occuparci  con maggior attenzione di quel che davvero soffoca il nostro paese: burocrazia, tasse, regole che scoraggiano gli investimenti”. Poi c’è l’aspetto politico: “il centro nasce anche come luogo di aggregazione dei tanti ancora convinti che la ricetta liberale in economia sia la migliore e che si possa fare di più e meglio di quel che sta facendo Renzi: il debito continua a correre, la spesa pubblica cresce senza freno, le tasse hanno toccato livelli record. E’ difficile dire che il Presidente del Consiglio, politico da sempre, abbia la reale percezione di quel che sta accadendo nel paese”.
 Per “svegliare” la politica ImpresaLavoro produrrà ricerche e studi sul quadro economico italiano ed europeo, svolgerà un attento fact-checking sui provvedimenti economici del governo e soprattutto farà parlare gli imprenditori, attraverso focus mirati sui problemi di chi fa impresa in Italia. E proprio sul tema del rapporto tra Imprese e Pubblica Amministrazione si concentrerà il primo studio, in uscita il 4 Agosto.
A dirigere il centro ci sarà un altro udinese, Simone Bressan, mentre tra il board scientifico spiccano nomi di assoluto rilievo: Giuseppe Pennisi (economista, membro del CNEL ed editorialista), Salvatore Zecchini (Tor Vergata), Luciano Pellicani (Luiss di Roma) e Cesare Gottardo (Università di Udine). Accanto a loro un team di ricercatori per la parte relativa alla finanza d’impresa  e da Carlo Lottieri (Istituto Bruno Leoni) per l’ambizioso progetto di un atlante fiscale europeo.