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Pil: in 10 anni abbiamo perso 2.800 euro a cittadino. Siamo sotto la media dell’Unione Europea e dell’Area Euro

Pil: in 10 anni abbiamo perso 2.800 euro a cittadino. Siamo sotto la media dell’Unione Europea e dell’Area Euro

Dal 2007 al 2016 gli italiani hanno perduto il 9,8% del loro reddito pro capite, un calo pari a 2.800 euro a cittadino. Dopo essere diminuito da 28.700 a 25.900 euro, questo è ormai scivolato al di sotto della media sia dell’Area euro (29.700 euro) sia dei Paesi dell’Unione europea a 28 (27.000 euro).

Negli ultimi dieci anni, peggio di noi in Europa hanno fatto solo Cipro (-12,3%) e Grecia (-24,7%) mentre nelle altre grandi economie il dato appare meno negativo (-2,9% in Spagna e -1,7% in Portogallo) o addirittura in aumento: +0,6% in Francia, +1,6% nel Regno Unito, +7,8% in Germania e addirittura +31,4% in Irlanda. È quanto emerge da un’analisi del Centro Studi ImpresaLavoro realizzata su elaborazione di dati Eurostat.

 

Va comunque osservato come nell’ultimo anno (2015-2016) sia stato registrato un aumento del nostro reddito pro capite (+1,2%, pari a 300 euro), contenuto ma pur sempre superiore a quello ottenuto nello stesso periodo dal Regno Unito (+1,0%, pari a 300 euro), dalla Germania (+0,9%, pari a 300 euro), dalla Francia (+0,6%, pari a 200 euro) e dalla Grecia (+0,6%, pari a 100 euro).

In termini assoluti nel 2016 il reddito pro capite degli italiani (25.900 euro) appare ancora superiore a quello degli spagnoli (23.800 euro), dei greci (17.100 euro) e dei portoghesi (16.900 euro) ma resta comunque di gran lunga inferiore a quello della maggior parte dei Paesi europei: Lussemburgo (83.700 euro), Irlanda (53.600 euro), Danimarca (45.700 euro), Svezia (42.700 euro), Olanda (39.500 euro), Austria (36.100 euro), Germania e Finlandia (entrambe con 34.600 euro), Belgio (34.400 euro), Francia (31.700 euro) e Regno Unito (31.400 euro).

«I recenti, timidi segnali di ripresa non devono illuderci» osserva l’imprenditore Massimo Blasoni, presidente del centro studi ImpresaLavoro. «La carenza di investimenti pubblici e le perduranti oppressioni fiscale e legislativa deprimono gli sforzi delle aziende e frenano un vero rilancio della nostra economia. A farne le spese non sono soltanto quanti, soprattutto giovani, non riescono a entrare nel mondo del lavoro ma pure gli stessi occupati, molto spesso precari. Trovare il nostro Paese in fondo anche a questa classifica internazionale addolora e preoccupa, soprattutto perché fotografa l’avvenuto impoverimento degli italiani e spiega la perdurante crisi dei nostri consumi interni».

Dal 2007 ogni italiano perde 3mila euro l’anno

Dal 2007 ogni italiano perde 3mila euro l’anno

Dal 2007 al 2015 (anno di cui sono disponibili i dati più recenti), il Pil pro capite degli italiani è sceso del 10,8%, passando da 28.699 a 25.586 euro (-3.113 euro). Un calo che non si è comunque distribuito in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Altrettanto disomogeneo appare il calo degli occupati nel nostro Paese, che restano ancora inferiori ai dati registrati nel 2007, alla vigilia della lunga crisi economica ancora in atto. Lo rivela una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro, realizzata rielaborando i dati raccolti da Istat.

Nessuna Regione italiana – dice lo studio – è poi riuscita a tornare ai livelli precedenti la crisi economica, ma in alcuni casi il calo del Pil pro capite medio dei suoi cittadini è stato più sensibile. In fondo alla graduatoria, ordinata per variazione percentuale negativa, troviamo Molise (-19,3%), Umbria (-18,3%), Lazio (-17,7%) e Campania (-16%). E non tutto il Nord è virtuoso. Per esempio il Friuli Venezia Giulia (-11,4%), la Liguria (-11,6%), il Piemonte (-12,3%) e persino la Valle d’Aosta (-12,6%) restano sotto la media nazionale. A soffrire meno questi dieci anni di crisi (sempre secondo il parametro del Pil pro capite) solo Trentino Altro Adige (-3,2%), Basilicata (-4,5%), Abruzzo (-6,2%) e Lombardia (-7,9%) che fanno registrare performance sensibilmente migliori della media nazionale.

Nel 2016 nel nostro Paese risultano poi occupate 22.757.840 persone, un dato ancora inferiore di 136.107 unità a quello del 2007, quando gli occupati erano 22.893.947. Anche in questo caso i dati regionali si muovono in modo molto disomogeneo. Rispetto al 2007 già oggi risultano occupate più persone nel Lazio (+9,42%), in Trentino Alto Adige (+7.04%), in Toscana (+2,34%), in Emilia Romagna (+2,22%) e in Lombardia (+2,15%). Ancora lontane dai livelli occupazionali di allora la Liguria (-3,73%), il Friuli Venezia Giulia (-3,93%) e la Valle d’Aosta (-4,21%). Nello stesso periodo di tempo si registra una contrazione più marcata degli occupati in tutte le regioni del Sud: Campania (-4,33%), Molise (-4,97%), Puglia (-6,31%), Sardegna (-7,23%), Sicilia (-8,74%) e Calabria, fanalino di coda con un meno 11,67%.

«Mentre gli altri Paesi europei sono da tempo ritornati ai livelli di crescita pre crisi – commenta Massimo Blasoni, presidente di ImpresaLavoro – l’Italia continua a registrare valori di reddito pro capite e occupazione inferiori a quelli del 2007. «Purtroppo non si è voluto approfittare della crisi per cambiare le regole del mercato del lavoro e per alleggerire le nostre imprese dal peso di una tassazione eccessiva».

Pil pro capite, regione per regione: la crisi ha aumentato il divario tra Nord e Sud

Pil pro capite, regione per regione: la crisi ha aumentato il divario tra Nord e Sud

Dal 2008 al 2014 (anno di cui sono disponibili i dati più recenti), il Pil pro capite degli italiani è sceso del 10,4%, passando da 28.194 a 25.257 euro (-2.937). Ma questo calo non si è distribuito in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. È questa la conclusione a cui è arrivato il Centro studi ImpresaLavoro, analizzando i dati del Prodotto interno lordo per abitante (concatenati all’anno di riferimento 2010).

Nessuna Regione italiana è riuscita ancora a tornare sui livelli pre-crisi, ma in alcuni casi il calo del Pil è stato più sensibile. In fondo alla graduatoria ordinata per variazione percentuale negativa, troviamo Campania (-15,7%), Umbria (-15,2%), Liguria (-14,0%), Calabria (-13,2%) e Lazio (-12,8%). Ma restano al di sotto del dato nazionale anche Piemonte (-12,4%), Sicilia (-12,2%), Friuli-Venezia Giulia (-11,9%) e Marche (-11,3%). In termini assoluti, sono Lazio (-4.467 euro) e Liguria (-4.448 euro) le Regioni più in difficoltà.

Meno colpite, anche se sempre in territorio negativo, sono state invece Trentino Altro Adige (-3,5%), Valle d’Aosta (-4,1%), Toscana (-7,5%), Puglia (-8,0%) e Basilicata (-8,5%). Mentre hanno una performance superiore alla media nazionale anche Abruzzo (-8,8%), Molise (-9,1%), Veneto (-9,4%), Sardegna (-9,6%), Emilia-Romagna (-9,7%) e Lombardia (-9,9%).

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Questa distribuzione non uniforme del calo del Pil pro capite, ha cambiato la classifica regionale che descriveva la situazione pre-crisi. La Lombardia non è più in prima posizione ma è scivolata in terza, scavalcata da Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige, che nel 2008 occupavano rispettivamente il secondo e il terzo gradino del podio. Perdono due posizioni anche Liguria e Campania (nel 2008, rispettivamente in sesta e diciassettesima posizione). Guadagnano invece posizioni la Toscana (da decima a settima) e la Puglia (da diciannovesima a diciassettesima). E fanno un piccolo passo avanti – oltre a Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige – anche Emilia Romagna e Veneto, che nel 2014 si piazzano rispettivamente in quarta e sesta posizione. Resta ultima al ventesimo posto la Calabria, il cui Pil pro capite è sceso in termini assoluti (sempre concatenati all’anno 2010) di 2.326 euro.

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Sarà interessante vedere se la pur lieve ripresa dell’ultimo periodo porterà variazioni significative a questa graduatoria. Intanto è possibile notare come la crisi abbia aumentato il divario tra il Nord e il resto del Paese. Nel 2008 la media del Pil pro capite delle Regioni del Sud e del Centro era inferiore rispetto alla media delle Regioni del Nord rispettivamente del 40,3% e dell’11,3%. Nell’ultimo dato disponibile (2014) questa forbice si amplia arrivando al 41,2% e al 13,7%. Una tendenza confermata anche dal rapporto tra il Pil pro capite delle prime tre Regioni in classifica e quello delle ultime tre: se nel 2008 la media delle ultime tre Regioni (17.929 euro) rappresentava il 49% della media delle prime tre Regioni (36.506 euro), nel 2014 questa proporzione è scesa al 46% (15.806 contro 34.370 euro).