Oltre le tasse, la difficoltà di scrivere buone regole
Cristiano Dell’Oste – Il Sole 24 Ore
Facciamo un po’ di storia. Alla fine del 2011 la manovra salva-Italia introduce l’Imu. Negli anni seguenti, le compravendite di abitazioni – già in discesa rispetto alle 877mila del 2006 – arrivano fino alle 407mila del 2013, con un trend ancora in calo quest’anno. Nel frattempo, non si allenta la stretta sui mutui, crollano gli investimenti in nuove costruzioni e aumenta la morosità degli inquilini. Intendiamoci, non è solo colpa delle tasse. Ma è evidente che la pressione fiscale sul mattone, unita alla crisi economica, costringe i proprietari di immobili e le imprese di costruzioni a barcamenarsi in una situazione di equilibrio sempre più precario. Il rischio concreto è quello di avvitarsi in una spirale recessiva sempre più grave, dove la crisi chiama altre tasse, che a loro volta generano altra crisi, e così via all’infinito.
I dati elaborati da Assimpredil, però, consentono anche di sviluppare una riflessione in chiave positiva. Se è vero che le imposte oggi erodono buona parte dell’investimento immobiliare realizzato da un’impresa di costruzioni, è altrettanto vero che questo investimento – se il contesto regolatorio e fiscale fosse ottimizzato – potrebbe tradursi in un gioco a somma positiva: riqualificazione urbana, nessun consumo di suolo, imposte per lo Stato e i Comuni, profitti per i costruttori, nuove abitazioni (o uffici, o negozi) per i privati. Chiedersi perché questo non avvenga, è la domanda chiave.
Deve far riflettere, in questo senso, la leggerenza con cui i parlamentari nelle scorse settimane hanno ipotizzato un emendamento allo “sblocca Italia” – poi liquidato dal ministro delle Infrastrutture – che avrebbe aumentato al 22% l’Iva sugli acquisti dal costruttore. Non proprio il massimo della lungimiranza, in un periodo come questo. Allo stesso modo, deve far riflettere – nel bene e nel male – l’esperienza della detrazione del 65% per il risparmio energetico, che il Ddl di stabilità si propone di prorogare anche per il 2015: dopo anni di tira-e-molla, ci si è resi conto che l’agevolazione si ripaga praticamente da sola, tra incremento dei cantieri, contrasto al lavoro nero e sostegno alle imprese del settore. Eppure, il catalogo dei lavori premiati è quasi identico a quello stilato dalla Finanziaria 2007, e i piani per estenderne l’utilizzo sono sempre rimasti nel cassetto.
Anche i continui ritocchi alla disciplina dei permessi edilizi – ultimo in ordine di tempo quello dettato dallo “sblocca-Italia”- lasciano qualche perplessità. Da un lato, va detto che servirebbe un intervento organico. Dall’altro, bisogna ricordare che spesso le procedure non si inceppano al livello del Testo unico dell’edilizia, ma negli uffici comunali. Insomma, se il circolo virtuoso non si innesca, non è solo perché non si possono abbassare le tasse. È anche perché scrivere buone regole, abbandonare vecchie abitudini amministrative e disciplinare al meglio i bonus fiscali esistenti si rivela spesso troppo complicato. Una lezione da non dimenticare mentre ci si prepara a scrivere la nuova local tax che sostituirà Imu e Tasi.