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Esodo con salasso. Diesel alle stelle

Esodo con salasso. Diesel alle stelle

Il diesel acquistato in Italia è in assoluto il più caro in Europa, mentre il prezzo della benzina è il quarto più alto di quelli acquistabili nei Paesi dell Unione europea. A renderlo noto è una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro realizzata su dati del Ministero dell’Economia e della Commissione Europea. Per il diesel il costo al litro sul territorio italiano è di 1,487 euro, ben al di sopra degli 1,329 euro della media europea. Supera dell 11,1% la media continentale anche la benzina, che costa 1,599 euro al litro: il pieno in questo caso costa il 4,5% in più rispetto alla Francia, l’11,4% in più rispetto alla Germania e addirittura il 26,3% in più rispetto all’Austria. Peggio in Europa fanno soltanto Paesi Bassi, Grecia e Danimarca con un costo al litro rispettivamente di 1,681, 1,629 e 1,620 euro. Il prezzo pagato dai consumatori finali, sempre per quanto riguarda la benzina, risente fortemente della componente relativa a tasse e accise: il prelievo statale rappresenta il 63,5% del prezzo finale contro il 60,2% della media europea, il 61,8% della Francia, il 61,6% della Germania e il 52,9% della Spagna. Non va molto meglio, da questo punto di vista, quando si parla di diesel: il 59,6% del prezzo finale è costituito da tasse, contro una media europea pari al 54,9%. Peggio fa solo il Regno Unito, con un valore pari al 60,5%. «Questi numeri preoccupano soprattutto perché non sono state ancora individuate le risorse per disinnescare le clausole di salvaguardia», osserva il presidente di ImpresaLavoro, Massimo Blasoni, segnalando che – in assenza di coperture alternative – dal primo gennaio 2020 i rincari sulle accise peserebbero per 400 milioni l anno. Attualmente incidono sul prezzo del carburante ben 17 diverse accise, deliberate dal 1935 ad oggi e legate alle voci di spesa più disparate: dalla Guerra di Etiopia all’acquisto di autobus ecologici, dal rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004 all’emergenza migranti causata dalla crisi libica. Senza dimenticare che attraverso l aumento delle accise si sono affrontate le principali emergenze italiane: il terremoto in Emilia (2012), il terremoto in Friuli (1976) e in Irpinia (1980), le alluvioni di Firenze (1966) e Liguria (2011). In molti casi si tratta chiaramente di voci di emergenze concluse. Il gettito totale per accise nel complesso è aumentato di 5,2 miliardi negli ultimi 10 anni. Le accise su prodotti energetici, loro derivati e prodotti analoghi garantivano alle casse dello stato 20,3 miliardi nel 2008.

Carburanti: diesel italiano il più caro in Europa, benzina al quarto posto

Carburanti: diesel italiano il più caro in Europa, benzina al quarto posto

Il diesel acquistato in Italia è in assoluto il più caro in Europa mentre il prezzo della nostra benzina è il quarto più alto di quelli acquistabili nei Paesi dell’UE. A renderlo noto è una ricerca del Centro Studi ImpresaLavoro, realizzata su dati MEF e Commissione Europea.

Con 1,599 euro al litro, il costo del nostro carburante è dell’11,1% più alto di quello della media europea: il pieno in Italia costa il 4,5% in più rispetto alla Francia, l’11,4% in più rispetto alla Germania e addirittura il 26,3% in più rispetto all’Austria. Peggio di noi in Europa fanno soltanto Paesi Bassi, Grecia e Danimarca con un costo al litro rispettivamente di 1,681, 1,629 e 1,620 euro.

Il prezzo pagato dai consumatori finali risente fortemente della componente relativa a tasse e accise. Nel nostro Paese il prelievo statale rappresenta il 63,5% del prezzo finale contro il 60,2% della media europea, il 61,8% della Francia, il 61,6% della Germania e il 52,9% della Spagna.

Il diesel acquistato in Italia risulta essere invece il più caro in assoluto tra i Paesi dell’UE. Il costo al litro è infatti pari a 1,487 euro, superando di molto la media europea (pari a 1,329 euro), la Germania (1,242 euro) e la Spagna (1,213 euro).

Anche in questo caso l’incidenza delle tasse sul prezzo finale è molto alta: il 59,6% del prezzo finale è costituito da tasse, contro una media europea pari al 54,9%. Peggio di noi fa solo il Regno Unito, con un valore pari al 60,5%.

Attualmente incidono sul prezzo del carburante ben 17 diverse accise, deliberate dal 1935 ad oggi. Paghiamo con la benzina le voci di spesa più disparate: dalla Guerra di Etiopia all’acquisto di autobus ecologici; dal Rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004 all’emergenza migranti causata dalla crisi libica. Senza dimenticare che attraverso l’aumento delle accise si sono affrontate le principali emergenze italiane: dal terremoto in Emilia (2012) fino ai terremoti in Friuli (1976) e Irpinia (1980) o alle alluvioni di Firenze (1966) e Liguria (2011). In molti casi si tratta chiaramente di voci di emergenze concluse ma su cui comunque continuiamo a versare allo stato importanti risorse ogni qualvolta facciamo il pieno di benzina alla nostra auto.

Il gettito totale per accise nel nostro Paese nel suo complesso è aumentato di 5,2 miliardi negli ultimi dieci anni. Le accise su prodotti energetici, loro derivati e prodotti analoghi garantivano alle casse dello stato 20,3 miliardi nel 2008. Gli aumenti successivi hanno fatto crescere questa cifra del 25,6% in dieci anni portando il gettito del 2018 a 25,5 miliardi di euro, una cifra sostanzialmente stabile negli ultimi anni (25,4 miliardi nel 2016, 25,7 miliardi nel 2017).

“Questi numeri preoccupano soprattutto perché non sono state ancora individuate le risorse per disinnescare le clausole di salvaguardia” osserva l’imprenditore Massimo Blasoni, presidente del Centro Studi ImpresaLavoro. “In assenza di coperture alternative, esse scatterebbero dal primo gennaio 2020 facendo aumentare l’Iva (dal 22% al 25,2% quella ordinaria e dal 10% al 13% quella agevolata) e le accise sui carburanti per un valore pari a 400 milioni di euro l’anno. Al momento il 63,5% del prezzo finale della benzina è costituito da tasse e non dimentichiamo che l’Iva si applica anche sulle accise”.

Accise su carburanti: in 10 anni gettito aumentato di 5,4 miliardi (+26,6%)

Accise su carburanti: in 10 anni gettito aumentato di 5,4 miliardi (+26,6%)

Negli ultimi 10 anni il gettito per accise su prodotti energetici, loro derivati e prodotti analoghi è aumentato nel nostro Paese di 5,4 miliardi, passando dai 20,3 miliardi nel 2008 ai 25,7 miliardi nel 2017 (+26,6%): una vera e propria stangata nascosta tra i consumi di famiglie e cittadini. A renderlo noto è una ricerca del Centro Studi ImpresaLavoro realizzata su elaborazione di dati del Def e della Commissione europea.

Il prezzo della nostra benzina è oggi il quarto più caro d’Europa. Con 1,623 euro al litro, il costo del nostro carburante è infatti dell’11,2% più alto di quello della media europea: il pieno in Italia costa il 5,2% in più rispetto alla Francia, il 10,1% in più rispetto alla Germania e addirittura il 26,3% in più rispetto all’Austria. Peggio di noi in Europa fanno soltanto Olanda (1,688 euro al litro), Danimarca (1,671 euro) e Grecia (1,624 euro).

Il prezzo pagato dai consumatori finali risente fortemente della componente relativa a tasse e accise. Nel nostro Paese il prelievo statale rappresenta infatti addirittura il 62,9% del prezzo finale contro il 59,9% della media europea, il 52,3% della Spagna, il 60,4% della Germania e il 61,5% della Francia.

Un discorso analogo vale per il diesel. Con un prezzo di 1,501 euro al litro, è il secondo più caro d’Europa. Ci precede solo la Svezia con 1,548 euro al litro. In Italia un pieno costa quindi il 10,7% più della media europea, il 16,1% più della Germania e il 21,7% in più rispetto all’Austria.

Anche in questo caso le tasse rappresentano una quota cospicua del prezzo finale: il 59,2% contro il 54,2% della media europea.

Attualmente incidono sul prezzo del carburante ben 17 diverse accise, deliberate dal 1935 ad oggi. Con la benzina continuiamo a pagare le voci di spesa più disparate: dalla Guerra di Etiopia all’acquisto di autobus ecologici, dal rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004 all’emergenza migranti causata dalla crisi libica. Grazie ad aumenti ad hoc delle accise si sono poi affrontate alcune delle principali emergenze italiane: dal più recente terremoto in Emilia (2012) fino ai terremoti in Friuli (1976) e Irpinia (1980), passando per le alluvioni di Firenze (1966) e in Liguria (2011). In molti casi si tratta di emergenze ormai conclusesi ma per le quali, ogni qualvolta facciamo il pieno di benzina, continuiamo comunque a versare allo Stato importanti risorse.

«Questi numeri dovrebbero far riflettere, soprattutto nel momento in cui occorre reperire risorse utili a disinnescare le cosiddette clausole di salvaguardia» osserva l’imprenditore Massimo Blasoni, presidente del Centro Studi ImpresaLavoro. «Il nuovo governo dovrà infatti reperire ben 12,4 miliardi di euro per il 2019 per scongiurare l’incremento dell’Iva (dal 10% all’11,5% l’aliquota agevolata e dal 22% al 24,2% quella ordinaria) e delle accise. In caso contrario, solo quest’ultima voce porterebbe alle casse dello Stato risorse aggiuntive per 350 milioni annui a partire dal 2020, facendo quindi salire il gettito oltre la soglia dei 26 miliardi. I rincari potrebbero quindi essere consistenti e non dimentichiamo che l’Iva si applica anche sulle accise».

Benzina, 5 miliardi di tasse in più in 10 anni

Benzina, 5 miliardi di tasse in più in 10 anni

Dal 2008 il gettito delle accise dei carburanti è aumentato del 26,6%. Uno studio elenca tutti i numeri del salasso tributario che rende i nostri distributori tra i più temuti in assoluto. «E se non saranno disinnescate le clausole di salvaguardia, avremo ulteriori rincari»

di GIANLUCA DE MAIO

Cinque miliardi e mezzo di euro. Tanto è aumentato in Italia negli ultimi dieci anni il gettito raccolto dallo Stato grazie alle accise su prodotti energetici, loro derivati e prodotti analoghi. A snocciolare i numeri di questo salasso (nemmeno troppo) nascosto a carico dei contribuenti è il Centro studi Impresalavoro, che ha realizzato sul tema una ricerca basata sui dati del Def (il Documento di economia e finanza presentato ogni anno dal governo alle Camere) e della Commissione europea. Nel dettaglio, lo studio mostra come le accise applicate sui carburanti hanno permesso allo Stato italiano di aumentare i propri incassi di 5,4 miliardi di euro in 10 anni. Il gettito totale è infatti passato dai 20,3 miliardi del 2008 ai 25,7 miliardi del 2017 (+26,6%).

Con il suo prezzo di 1,623 euro al litro, la nostra benzina è la quarta più cara del continente, superiore alla media europea dell’ 11,2%. Secondo il centro studi Impresalavoro, riempire il serbatoio costa a noi italiani il 5,2% in più rispetto ai vicini francesi, il 10,1% in più dei tedeschi e addirittura il 26,3% in più rispetto agli austriaci. In tutta Europa pagano la benzina più di noi solamente gli olandesi (1,688 euro al litro), i danesi (1,671 euro) e i greci (1,624 euro). Naturalmente a «fare il prezzo» e a renderlo cosi pesante sono proprio le citate accise. Nel nostro Paese il prelievo statale rappresenta infatti ben il 62,9% del prezzo finale, contro il 59,9% della media europea, il 52,3% della Spagna, il 60,4% della Germania e il 61,5% della Francia.

Non se la passano meglio gli italiani che preferiscono il diesel. Da noi questo tipo di carburante costa 1,501 euro al litro. Per trovarne uno più caro in tutto il continente bisogna andare fino in Svezia, dove il diesel si paga 1,548 euro al litro. Anche in questo caso, l’Italia supera la media europea del 10,7%, e batte in scioltezza Germania (+16,1%) e Austria (+21,7%). La colpa, manco a dirlo, è sempre delle famose tasse, che da sole si prendono il 59,2% del prezzo finale contro il 54,2% della media europea. Le accise sui carburanti in Italia sono ben 17, alcune delle quali, come è noto, risalgono al 1935 e sono a dir poco anacronistiche.

Ogni volta che premiamo il grilletto della pistola del distributore, benzina o diesel che sia, versiamo contributi per varie voci di spesa pubblica a volte innegabilmente assurde, «dalla guerra di Etiopia all’acquisto di autobus ecologici, dal rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004 all’emergenza migranti causata dalla crisi libica», ricorda lo studio di Impresalavoro. Senza contare le varie emergenze, dal terremoto in Emilia (2012) a quelli del Friuli (1976) e dell’Irpinia (1980), dall’alluvione in Liguria (2011) a quella di Firenze (1966).

«Questi numeri», commenta Massimo Blasoni, imprenditore e presidente del centro studi Impresalavoro, «dovrebbero far riflettere, soprattutto nel momento in cui occorre reperire risorse utili a disinnescare le cosiddette clausole di salvaguardia. Il nuovo governo dovrà infatti reperire ben 12,4 miliardi di euro per il 2019 per scongiurare l’incremento dell’Iva (dal 10% all’11,5% l’aliquota agevolata e dal 22% al 24,2% quella ordinaria) e delle accise. In caso contrario, solo quest’ultima voce porterebbe alle casse dello Stato risorse aggiuntive per 350 milioni annui a partire dal 2020, facendo quindi salire il gettito oltre la soglia dei 26 miliardi. I rincari potrebbero quindi essere consistenti e non dimentichiamo che l’iva si applica anche sulle accise».

Ogni anno la benzina ci costa rincari per 1 miliardo di euro

Ogni anno la benzina ci costa rincari per 1 miliardo di euro

di Francesco Borgonovo – La Verità

Come spesso accade, siamo i migliori carnefici di noi stessi. Ieri, con abile mossa propagandistica, Padoan e il direttore dell’Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi, hanno tenuto una conferenza stampa per dire che grazie alla «lotta all’evasione› nel 2016 sono stati recuperati 19 miliardi. Probabilmente, viene da dire, sarebbero stati anche di più se con le grandi multinazionali della tecnologia si fosse tenuto un atteggiamento diverso, invece di regalare sconti agli amici potenti. Ma tant’è. Quello dell’anno passato, per l’erario, è stato «un gettito record», poiché sono stati incassati «oltre 450 miliardi secondo le prime stime, rispetto ai 436 miliardi del 2015 e ai 419 del 2014». Viene un po’ difficile credere che le tasse non siano aumentate, visto che sono entrati più soldi in cassa (la lotta all’evasione, da sola, non basta a spiegare il dato reso noto ieri). Insomma,quando si parla di tasse non c’è molto da fidarsi delle dichiarazioni che arrivano dall’alto e il motivo è semplice: non passa anno senza che il costo del carburante aumenti a causa di nuove gabelle.

Non è solo colpa dell’Europa, ovviamente. I politici italiani agiscono cosi da sempre: quando non sanno dove prendere denaro, corrono ad aumentare le accise. Le tabelle realizzate dal centro studi ImpresaLavoro mostrano i vari aumenti (ben 17) messi in atto nel corso dei decenni, a partire da quello, ormai famigerato, utile a finanziare la guerra d’Etiopia del 1935-1936. Le motivazioni sono le più diverse: dalla crisi di Suez del 1956 al disastro del Vajont del 1963, fino all’acquisto di autobus ecologici (2005) e sostegno ai terremotati dell’Emilia (2012). Ma al di là delle curiosità storiche, nello studio dell’associazione presieduta dall’imprenditore Massimo Blasoni ci sono parecchi altri dati. Numeri che fanno arrabbiare, poiché danno la misura di quanto incida sulle nostre esistenze questo Stato ormai ridotto a invadente moloch burocratico.

«Il gettito per accise nel nostro Paese è aumentato di 5 miliardi tra il 2011 e il 2016», scrivono i ricercatori di ImpresaLavoro. «Una vera e propria stangata nascosta tra i consumi di famiglie e cittadini. Le accise su prodotti energetici, loro derivati e prodotti analoghi garantivano alle casse dello Stato 20,4 miliardi nel 2011. Gli aumenti successivi hanno fatto crescere questa cifra del 24,7% in soli 5 anni portando il gettito del 2016 a poco più di 25 miliardi di euro, una cifra sostanzialmente stabile negli ultimi anni (25,6 miliardi nel 2015; 26,2 miliardi nel 2014; 24,5 miliardi nel 2013)». E come se non bastassero i 5 miliardi in più prelevati ai contribuenti nell’ultimo quinquennio, ora si pensa ad altri aumenti. Tutto questo fa ancora più infuriare quando si va a paragonare la situazione italiana a quella degli altri Paesi. Già oggi (dunque senza ulteriori possibili rincari) il prezzo de nostra benzina è il terzo più caro del Vecchio Continente.

«Con 1,5437 euro al litro», dice ImpresaLavoro, «il costo del nostro carburante è del 11,52% più alto di quello della media europea: il pieno in Italia costa il 9,27% in più rispetto alla Francia e il 10,50% in più rispetto alla Germania». A precederci in cima alla classifica dei prezzi ci sono soltanto l’Olanda (1,572 euro al litro) e la Grecia (1,546 euro). Sul costo finale, l’incidenza delle tasse e delle accise è micidiale: nel nostro Paese lo Stato influisce per il 65,22% del prezzo finale contro il 62,34% della media europea e il 54,45% della Spagna, il 62,82% della Germania e il 63,34% della Francia. Non stupisce che altri Paesi più ricchi paghino meno il carburante, visto che noi continuiamo a versare denari per emergenze già ampiamente concluse (nella realtà, perché nella mente confusa dei burocrati sono ancora in atto).

«Il ricorso all’aumento delle accise sui carburanti», commenta Massimo Blasoni, «è un sempreverde italiano. Non c’è governo o ministro dell’Economia che non sia ricorso a questo espediente per fare cassa. Un prelievo straordinario e giustificato spesso da emergenze contingenti che finisce per trasformarsi in una tassa perenne, silenziosa e per questo meno dibattuta ma che incide sui bilanci delle famiglie italiane indipendentemente dal loro reddito e, quindi, con poca equità». Difficile dargli torto. Tanto più che il discorso degli aumenti non vale soltanto per la benzina, ma pure per il diesel. Da noi costa il 12,06% in più rispetto alla media europea; il 10,59% rispetto alla Francia, addirittura il 17,07% rispetto alla Germania. Solo in Svezia e nel Regno Unito (per motivi diversi) il diesel costa di più: di nuovo, siamo sul podio dei peggiori del continente, almeno per quanto riguarda il costo del carburante.

È interessante notare, poi quale sia l’incidenza delle tasse sul prezzo finale del diesel, perché in questo frangente diamo veramente il meglio. Le tasse pesano sul costo finale per il 62,28%, e peggio di noi riesce a fare solo la Gran Bretagna. Siamo al terzo posto fra i Paesi con il diesel più costoso, ma al secondo per maggior numero di tasse. Veramente un bel record, un risultato di cui essere estremamente fieri. I nostri vicini austriaci, per dire, pagano il diesel il 24,48% in meno rispetto a noi. Per non parlare della benzina, che in Austria costa il 30,6% in meno rispetto all’Italia (gli sloveni si devono accontentare: pagano il pieno «solo» il 18,97% in meno di noi se si tratta di benzina; il 17,4.2% nel caso del diesel). Che Padoan decida o meno di aumentare il prelievo, il quadro della situazione è piuttosto cupo. Paghiamo ancora la guerra in Libano del 1983 e la missione in Bosnia del 1996. Altri spiccioli da destinare a Bruxelles sarebbero solo l’ultima delle fregature.

La nostra benzina a peso d’oro: siamo i terzi più cari d’Europa

La nostra benzina a peso d’oro: siamo i terzi più cari d’Europa

Gian Maria De Francesco – Il Giornale

Estate, tempo di viaggi in auto. Il mese di agosto è quello che mette gli italiani dinanzi a una realtà che nel resto dell’anno si può anche evitare di vedere: benzina e diesel sono troppo cari, nonostante il prezzo del petrolio abbia recuperato solo parzialmente la gran discesa dei prezzi dell’ultimo biennio.

In Italia, però, di tutto questo non c’è evidenza: il costo dei carburanti è superiore dell’11,9% rispetto alla media europea. In particolare, il differenziale è del +10,4% rispetto alla Germania, del +12,6% rispetto alla Francia, del +20,7% rispetto alla Slovenia e addirittura del +30,4% rispetto all’Austria. Non si può, pertanto, non provare un po’ di invidia per friulani e altoatesini che hanno una possibilità di scelta, negata invece al resto dei connazionali. La ricerca, elaborata dal Centro studi ImpresaLavoro in base ai dati Weekly Oil Bulletin della Commissione europea, evidenzia come la «resistenza» rispetto alle oscillazioni ai prezzi di mercato sia legata all’eccessivo carico fiscale sulle benzine. Tasse e le accise pesano in media per il 68,8% sul prezzo finale praticato al consumatore. L’Italia si colloca al terzo posto di questa speciale graduatoria, a pari merito con la Gran Bretagna e subito dopo Olanda (70,9%) e la Svezia (68,9%). Il malcostume non è solo italico: in tutta Europa l’incidenza delle tasse sul prezzo finale non scende mai sotto il 53,07% della Bulgaria. Anzi, la media dei 28 Paesi è del 66%, dunque quasi tutti i cittadini europei finanziano i loro stati con i due terzi del costo dei carburanti. La prassi, però, ha molto più senso laddove le imposte sui redditi sono più basse e il carico fiscale si sposta, pertanto sui consumi. In Paesi come l’Italia, la Svezia, la Danimarca, la Francia e il Belgio, invece, i contribuenti sono tassati due volte: quando guadagnano e quando spendono.

In valore assoluto un litro di benzina Euro-Super 95 costa, secondo i dati dell’Ue, 1,4325 euro, in calo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un prezzo che in Europa è inferiore solo a Olanda (1,4510) e Danimarca (1,4438). In Germania un litro dello stesso carburante costa 1,2970 euro, in Francia 1,2714 euro e in Spagna 1,1345 euro. Solo in Bulgaria (0,9973) e in Polonia (0,9972) un litro di benzina costa meno di un euro.

Quanto al diesel, il suo costo medio in Italia è di 1,2894 euro al litro: anche in questo caso si tratta del terzo prezzo più caro in Europa, dopo quello praticato nel Regno Unito (1,3299 euro al litro) e in Svezia (1,2896 euro al litro), a fronte di un prezzo medio europeo di 1,1203 euro al litro. I cinque Paesi nei quali è più conveniente rifornirsi sono la Bulgaria (0,9673 euro), la Lettonia (0,9627 euro), la Lituania (0,9625 euro), la Polonia (0,9427 euro) e soprattutto il Lussemburgo (0,9120 euro). Anche per il diesel, sono le tasse a portar via larga parte del prezzo finale praticato al consumatore. Imposte e accise pesano per il 68,2% del prezzo finale nel Regno Unito, il 65,9% in Italia e il 63,3% in Francia. Anche in questo caso, in tutta Europa, l’incidenza delle tasse rimane sempre sopra il 50% del prezzo finale (60,9% la media Ue). Il fatto di essere tartassati non è comunque un buon motivo per non godersi le vacanze.

Benzina più cara d’Europa: il petrolio cala, le tasse no

Benzina più cara d’Europa: il petrolio cala, le tasse no

di Antonio Castro – Libero

Ogni estate è la stessa storia: gli italiani si mettono al volante e il prezzo della benzina lievita (prezzo medio ieri 1,432 euro/litro, diesel prezzo medio 1,272). Un costo/litro che in Europa è inferiore solo a Olanda (1,4510) e Danimarca (1,4438). Pochi centesimi di ritocco certo (siamo lontani dai 2 euro al litro toccati nell’agosto 2012), però, a ben guardare, 4 anni fa il prezzo del petrolio viaggiava verso i 115 dollari al barile (il Wti a 97,41 dollari, il Brent a 115,1). Ieri a Wall Strett il greggio di tipo Wti (quello più pregiato), faceva fatica a reggere i 41,7 dollari al barile, mentre il Brent superava di poco i 44,2 dollari. E allora sorge il dubbio: perché se i prezzi sono dimezzati, il costo di un litro di carburante si è ridotto di meno di un quarto?

Esistono due risposte: una tecnica, noiosissima e un po’ traballante. E una molto più semplice. Quella tecnica scansiona gli equilibri mondiali, la geopolitica e le fluttuazioni sui mercati finanziari. Tutto vero, per carità. Poi c’è quella papale papale: paghiamo la benzina uno sproposito perché oltre il 69% del prezzo di questo (e il 66% del gasolio), è fatto di tasse, accise, Iva e balzelli vari (dati Unione Petrolifera). In teoria c’è dentro l’addizionale per la guerra d’Etiopia (1935), una manciata di terremoti e disastri (l’ultimo quello in Emilia del 2012), e pure il “Salva Italia” di Monti del 2011.

Il problema dell’iper tassazione dei prodotti petroliferi è comune a tutta Europa. Ma noi in Italia siamo speciali: nel nostro Paese il prezzo dei carburanti continua a restare tra i più alti in Europa: +11,9% rispetto alla media europea e in particolare +10,4% rispetto alla Germania, +12,6% rispetto alla Francia, +20,7% rispetto alla Slovenia e addirittura +30,4% rispetto all’Austria. Il Centro studi ImpresaLavoro, ha elaborato i dati della Commissione Europea e messo in colonna la classifica dei più tartassati.

L’Italia si colloca al terzo posto di questa speciale graduatoria, subito dopo l’Olanda (70,9%) e la Svezia (68,9%). Tralasciando il dettaglio che in questi due Paesi i governi finanziano generosamente chi intende passare a vetture a impatto zero (elettriche, idrogeno). Loro alzano le tasse per scoraggiare comportamenti inquinanti, da noi solo per fare cassa. «Le entrate derivanti dalle accise sugli oli minerali, energia elettrica e gas naturale nel corso del 2015 si sono attestare a circa 31,3 miliardi di euro», spiega la Relazione 2016 dell’Up. Una torta troppo grande golosa per rinunciarvi.

Carburanti: in Italia ancora prezzi tra i più alti in Europa

Carburanti: in Italia ancora prezzi tra i più alti in Europa

Nonostante la sensibile riduzione del costo del petrolio, in Italia il prezzo dei carburanti continua a restare tra i più alti in Europa: +11,9% rispetto alla media europea e in particolare +10,4% rispetto alla Germania, +12,6% rispetto alla Francia, +20,7% rispetto alla Slovenia e addirittura +30,4% rispetto all’Austria. Lo attesta una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro su elaborazione dei dati della Commissione Europea (Weekly Oil Bulletin, 01 Agosto 2016).

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MAGGIOR COSTO IN ITALIA RISPETTO A…

A incidere in maniera determinante sul caro carburanti nel nostro Paese sono le tasse e le accise, che pesano infatti per il 68,8% sul prezzo finale praticato al consumatore. L’Italia si colloca al terzo posto di questa speciale graduatoria, subito dopo l’Olanda (70,9%) e la Svezia (68,9%). In tutta Europa l’incidenza delle tasse sul prezzo finale non scende mai sotto il 53,07% della Bulgaria.

tassebenzina

In valore assoluto un litro di benzina Euro-Super 95 costa secondo i dati della Commissione Europea 1,4325 €, in calo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un prezzo che in Europa è inferiore solo a Olanda (1,4510) e Danimarca (1,4438). In Germania un litro dello stesso carburante costa 1,2970 €, in Francia 1,2714 € e in Spagna 1,1345 €.

prezzobenzina

Quanto al diesel, il suo costo in Italia è di 1,2894 euro al litro: anche in questo caso si tratta del terzo prezzo più caro in Europa – dopo quello praticato nel Regno Unito (1,3299 euro al litro) e in Svezia (1,2896 euro al litro) – a fronte di un prezzo medio europeo di 1,1203 euro al litro. I cinque Paesi nei quali è più conveniente rifornirsi sono la Bulgaria (0,9673 euro al litro), la Lettonia (0,9627 euro al litro), la Lituania (0,9625 euro al litro), la Polonia (0,9427 euro al litro) e soprattutto il Lussemburgo (0,9120 euro al litro).

prezzodiesel

Anche per il diesel, sono le tasse a portarsi via larga parte del prezzo finale praticato al consumatore. Imposte e Accise pesano per il 68,21% del prezzo finale nel Regno Unito, il 65,92% in Italia, il 64,85% in Svezia, il 63,29% in Francia. Anche in questo caso, in tutta Europa, l’incidenza delle tasse rimane sempre sopra il 50% del prezzo finale.

tassediesel

Carburanti, prezzi record in Italia: +17% sulla media UE

Carburanti, prezzi record in Italia: +17% sulla media UE

Francesca Basso – Corriere della Sera

Come sempre i dati vanno intrecciati. Se da un lato in questi giorni abbiamo assistito a una rafflca di ribassi sui carburanti per effetto della depressione dei mercati petroliferi internazionali (ieri però è tomata un po’ di calma e il prezzo medio nazionale praticato in modalità self della verde andava da 1,580 a 1,615 euro al litro, pompe no-logo a 1,572), dall’altro il prezzo di benzina e diesel nel nostro Paese continua a rimanere alto se paragonato al resto d’Europa: +17% rispetto alla media Ue, +9% nei confronti della Germania, +13% della Francia, +19% rispetto alla Slovenia e +26% all’Austria.
Una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro, su elaborazione dei dati della Commissione europea (Weekly Oil Bulletin, 27 Luglio 2015), mette in evidenza che per l’incidenza di tasse e accise siamo sul podio: bronzo all’Italia con un peso del 63%, argento all’Olanda con il 64% e oro alla Gran Bretagna con il 66%. Tradotto sul prezzo della verde: 1,6164 euro al litro in Italia, 1,6460 euro in Olanda e 1.6338 euro al litro in Gran Bretagna, a fronte di un prezzo medio europeo di 1,3872 euro al litro. I cinque Paesi nei quali è più conveniente rifornirsi sono la Repubblica ceca (1,2245 euro al litro), la Lettonia (1,2217 euro), la Polonia (1,2135), la Bulgaria (1,1801) e l’Estonia (1,1710). Nel diesel siamo i secondi più cari d’Europa con 1,4329 euro al litro. Il primato resta al Regno Unito con 1,6410 euro, mentre il prezzo medio europeo è di 1,2206 euro.

20150807CorrieredellaSera

Record italiano nel prezzo dei carburanti

Record italiano nel prezzo dei carburanti

Nonostante la sensibile riduzione del costo del petrolio, in Italia il prezzo dei carburanti continua a restare tra i più alti in Europa: +17% rispetto alla media europea e in particolare +9% rispetto alla Germania, +13% rispetto alla Francia, +19% rispetto alla Slovenia e addirittura +26% rispetto all’Austria. Lo attesta una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro su elaborazione dei dati della Commissione Europea (Weekly Oil Bulletin, 27 Luglio 2015).
maggior costo
A incidere in maniera determinante sul caro carburanti nel nostro Paese sono le tasse e le accise, che incidono infatti per il 63% sul prezzo finale praticato al consumatore. L’Italia si colloca al terzo posto di questa speciale graduatoria, subito dopo il Regno Unito (66%) e l’Olanda (64%) e un gradino sopra Grecia (62%), Finlandia, Irlanda e Francia (tutte al 61%).
incidenza
In particolare, il costo della benzina in Italia è di 1,6164 euro al litro: si tratta del terzo prezzo più caro in Europa – dopo quello praticato in Olanda (1,6460 euro al litro) e Regno Unito (1,6338 euro al litro) – a fronte di un prezzo medio europeo di 1,3872 euro al litro. I cinque Paesi nei quali è più conveniente rifornirsi sono la Repubblica ceca (1,2245 euro al litro), la Lettonia (1,2217 euro al litro), la Polonia (1,2135 euro al litro), la Bulgaria (1,1801 euro al litro) e soprattutto l’Estonia (1,1710 euro al litro).
prezzo benzina
Quanto al diesel, il suo costo in Italia è di 1,4329 euro al litro: si tratta addirittura del secondo prezzo più caro in Europa – dopo quello praticato nel Regno Unito (1,6410 euro al litro) – a fronte di un prezzo medio europeo di 1,2206 euro al litro. I cinque Paesi nei quali è più conveniente rifornirsi sono l’Austria (1,1310 euro al litro), la Polonia (1,1171 euro al litro), la Lettonia (1,1006 euro al litro), l’Estonia (1,0570 euro al litro) e soprattutto il Lussemburgo (1,0361 euro al litro).
prezzo diesel