libertà fiscale
Ranking della Libertà Fiscale in Europa
Redazione Correlati europa, fisco, impresalavoro, indice della libertà fiscale, libertà fiscale, tasse
INDICE DELLA LIBERTÀ FISCALE IN EUROPA
Indicatori analizzati
1. La struttura e il peso della tassazione in termini percentuali rispetto al PIL, inclusi i contributi sociali (punteggio massimo attribuito: 30 punti)
2. La struttura della tassazione intesa come Implicit Tax Rate (ITR) in percentuale del reddito imponibile su lavoro, capitale e consumo (punteggio massimo attribuito: 30 punti)
3. La complessità amministrativa del sistema fiscale in termini di procedure burocratiche e impegno di risorse umane (punteggio massimo attribuito: 30 punti)
4. Livello di decentramento fiscale, l’autonomia fiscale ed impositiva dei governi locali rispetto al governo centrale, il grado di responsabilizzazione dei livelli di governo (punteggio massimo attribuito: 10 punti)
RANKING GENERALE
DETTAGLIO INDICATORI
Indice della Libertà Fiscale 2015 – GLI AUTORI
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Pierre BESSARD (Svizzera) dirige l’Institut Constant de Rebecque di Losanna e il Liberales Institut di Zurigo.
Alexander FINK (Germania) insegna economia all’università di Lipsia.
Petar GANEV (Bulgaria) è senior researcher dell’Institute for Market Economics di Sofia.
Pierre GARELLO (Francia) insegna economia all’università di Aix-Marseille e direttore delle ricerche dell’Institut for Research in Economic and Fiscal issues (IREF).
Dan JOHANSSON (Svezia) insegna economia alla Örebro University ed è ricercatore per l’HUI di Stoccolma.
Kaetana LEONTJEVA (Lituania) è un’analista del Lithuanian Free-Market Institute (LFMI) di Vilnius.
Arvid MALM (Svezia) è un dottorando in economia del Royal Institute of Technology (KTH) di Stoccolma.
Pavol MINARIK (Repubblica Ceca) insegna al CEVRO Institute di Praga.
Pietro MONSURRÒ (Italia) è ricercatore all’università Sapienza di Roma e fellow dell’Istituto Bruno Leoni (IBL) di Torino.
Radu NECHITA (Romania) insegna economia all’università di Cluj-Napoca.
Mikael STENKULA (Svezia) è un ricercatore dell’Institute of Industrial Economics (IFN) di Stoccolma.
Alex WILD (Regno Unito) è direttore delle ricerche della TaxPayers’ Alliance di Londra.
INDICE DELLA LIBERTÀ FISCALE 2015
Redazione Studi carlo lottieri, fisco, impresalavoro, libertà, libertà fiscale, massimo blasoni, simone bressan
ABSTRACT
La ricerca promossa da ImpresaLavoro, avvalsasi della collaborazione di ricercatori e studiosi di dieci diversi Paesi europei, si è proposta di monitorare la “questione fiscale” in Europa muovendo dall’assunto che la crisi che sta conoscendo il Vecchio Continente sia difficilmente comprensibile senza una riflessione su questo tema di primaria importanza. Da qui l’idea di elaborare un Indice della libertà fiscale, che aiuti a comprendere la drammaticità della situazione e la necessità di vere riforme che riducano la presenza dello Stato nella vita produttiva e allarghino gli spazi di libertà.
INDICE
Dalla parte dei produttori Massimo Blasoni
Le tasse che distruggono l’economia europea Simone Bressan e Carlo Lottieri
Indice della libertà fiscale
TASSAZIONE E LIBERTÀ IN DIECI ECONOMIE D’EUROPA
BULGARIA a cura di Petar Ganev (BULGARIA_ENG; BULGARIA_ITA)
FRANCIA a cura di Pierre Garello (FRANCE_ENG; FRANCIA_ITA)
GERMANIA a cura di Alexander Fink (GERMANY_ENG; GERMANIA_ITA)
ITALIA a cura di Pietro Monsurrò (ITALY_ENG; ITALIA_ITA)
LITUANIA a cura di Kaetana Leontjeva (LITHUANIA_ENG; LITUANIA_ITA)
REPUBBLICA CECA a cura di Pavol Minárik (CZECH REPUBLIC_ENG; REPUBBLICA CECA_ITA)
ROMANIA a cura di Radu Nechita (ROMANIA_ENG; ROMANIA_ITA)
SVEZIA a cura di Dan Johansson, Arvid Malm e Mikael Stenkula (SWEDEN_ENG; SVEZIA_ITA)
SVIZZERA a cura di Pierre Bessard (SWITZERLAND_ENG; SVIZZERA_ITA)
REGNO UNITO a cura di Alex Wild (UNITED KINGDOM_ENG; REGNO UNITO_ITA)
Link
Ranking
Infografiche
Autori
Rassegna stampa
Il Giornale
Formiche
Il Foglio.it
L’Intraprendente
Italia inferno fiscale
Redazione Scrivono di noi carlo lottieri, fisco, il giornale, impresalavoro, indice della libertà fiscale, libertà fiscale, tasse
Carlo Lottieri – Il Giornale
Che l’Italia non fosse un paradiso fiscale era chiaro a tutti da tempo. Ora, una ricerca del centro studi ImpresaLavoro (un think tank di recente costituzione presieduto da Massimo Blasoni) giunge addirittura alla conclusione che il nostro Paese sarebbe la maglia nera in Europa: un autentico inferno fiscale che disincentiva a risparmiare, lavorare, investire.
Frutto dell’elaborazione di indagini appositamente condotte da studiosi (o gruppi di studiosi) di dieci Paesi, la ricerca ha esaminato il sistema tributario del Vecchio continente valutando quattro distinti parametri: la tassazione complessiva; la struttura dell’imposizione così come è descritta dall’Itr in rapporto al reddito tassabile da lavoro, capitale e consumi; la complessità amministrativa delle procedure burocratiche necessarie agli adempimenti tributari; il livello di decentramento e concorrenza tra i governi locali. Il risultato è inequivocabile e colloca al primo posto la Svizzera e, in fondo alla classifica, oltre a noi, anche i cugini francesi.
Nel «pesare» i diversi elementi che definiscono l’indice finale, un rilievo inferiore è stato attribuito alla concorrenza tra ordinamenti fiscali, dal momento che si tratta di un dato che condiziona l’imposizione (dove c’è più competizione territoriale, il prelievo tende a essere minore) e non già di un elemento che descrive l’imposizione stessa. Ma è fuori di dubbio che mettere in concorrenza le amministrazioni locali, come avviene in Svizzera, aiuta a contenere il prelievo. Lasciando da parte il caso elvetico, davvero assai peculiare e comunque esterno all’Unione, lo studio evidenzia come situazioni in qualche misura avvantaggiate siano quelle dei Paesi ex-comunisti: Lituania e Repubblica Ceca, ma perfino Bulgaria e Romania. In vari casi lì si è avuto il coraggio di operare scelte radicali che non disincentivassero le attività economiche (la flat tax , ad esempio) e favorissero una semplificazione del prelievo. Ora i risultati si vedono.
Dallo studio esce anche ridimensionato il luogo comune che tradizionalmente identificava l’Europa settentrionale con i regimi più rapaci. Le vecchie socialdemocrazie scandinave, infatti, hanno ancora un prelievo fiscale elevato, ma hanno saputo fare qualche passo nella giusta direzione. Così la Svezia di oggi è un po’ diversa da quella che obbligava registi e tennisti ad andarsene a Montecarlo e, anche se resta nel gruppo dei Paesi ad alta tassazione, per certi aspetti la sua esperienza può addirittura insegnare come si possa riformare nella giusta direzione una società altamente statizzata. Al di là di questo o quel caso specifico, nell’insieme lo studio mostra come l’Europa intera sia in una grave crisi proprio perché la quota di risorse prelevate dall’apparato pubblico ha raggiunto livelli troppo elevati. In questo senso, l’Italia è all’avanguardia di un processo che, però, sembra davvero risparmiare ben pochi.
Oltre a ciò, lo studio mostra come la crescita dell’Unione (accompagnata per giunta da un processo di espansione verso Est) abbia finito per creare nuovi meccanismi di estrazione e redistribuzione delle risorse. Il lavoro di Petar Ganev evidenzia che oggi il bilancio pubblico di un Paese come la Bulgaria si regga in parte su risorse provenienti da fuori e indirizzate lì da Bruxelles. In altri termini, alla redistribuzione interna si è progressivamente sovrapposta una redistribuzione di marca continentale.
L’esame delle economie europee sembra pure suggerire una solida correlazione tra oneri burocratici ed entità del prelievo. I Paesi a più alta tassazione sono anche quelli in cui la regolazione è particolarmente minuziosa e pervasiva, mentre – ed è comprensibile – le società più liberali tassano meno e regolano meno. Questo però induce a pensare che una larga parte del sistema burocratico (i famosi «lacci e lacciuoli» di cui parlava Guido Carli) sia impossibile da eliminare senza un ridimensionamento di imposte e spesa pubblica. In tal senso, sebbene sia interamente focalizzata sul lato delle entrate, l’indagine del centro studi di Udine aiuta a comprendere come la volontà degli europei di non riformare i propri sistemi di Welfare (costosi e pesanti, oltre che molto inefficienti) ne metta a rischio il futuro. O l’Europa lo comprende alla svelta, o continuerà a declinare.
Italia, terra di tassator scortesi
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Matteo Rigamonti – Formiche
Tra le cause della crisi economica dell’Occidente industrializzato ci sono anche le tasse. È ciò che mette in luce l’Indice della libertà fiscale in Europa, stilato dal centro studi “Impresa lavoro” e di cui Formiche.net è in grado di anticipare i contenuti. L’ipertassazione, peraltro, che secondo il centro studi pregiudica la capacità produttiva di un paese, raggiunge i suoi livelli massimi in Italia, dove l’onere del prelievo è direttamente proporzionale a quello della burocrazia. Due voci sempre da riformare, ma che non cambiano mai. Proviamo a capire perché.
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In Italia il problema non è aver fatto austerity, ma aver fatto l’austerity peggiore d’Europa
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Luciano Capone – Il Foglio.it
Nei giorni di SwissLeaks e della diffusione dei dati bancari della sede ginevrina della Hsbc sottratti dal dipendente infedele Hervé Falciani, si ha la sensazione che la Svizzera sia un “paradiso fiscale”, il più grande paradiso fiscale d’Europa. L’idea trova conferma nell’“Indice della libertà fiscale in Europa” realizzato dal centro studi di ispirazione liberale ImpresaLavoro, che verrà diffuso nei prossimi giorni e che il Foglio ha potuto vedere in anteprima. L’indice analizza i sistemi fiscali di 10 paesi europei (Bulgaria, Francia, Germania, Italia, Lituania, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Svezia e Svizzera) che vengono valutati su una scala in centesimi sulla base di quattro parametri utilizzando i dati confrontabili di Eurostat e della Banca mondiale: struttura e peso della tassazione rispetto al pil, Implicit tax rate sul reddito da lavoro, capitale e consumo, complessità fiscale e livello di decentramento fiscale. Se nella classifica che va da 0 a 100 è la Svizzera ad essere il “paradiso fiscale” europeo con un punteggio di 76 (forte di una pressione fiscale al 28 per cento, di un sistema semplificato e decentralizzato), l’”inferno fiscale” dista pochi chilometri, ci si arriva con l’autostrada del San Gottardo, è proprio l’Italia che ha un punteggio di 42, uno in meno della Francia.