Tutelati a ogni costo
Raffaele Marmo – La Nazione
La Pubblica amministrazione italiana è, per essere ancora ottimisti, semi-fallita, ma il sindacato, tutto o quasi, fa finta di non saperlo. E come negli anni Settanta, prima della svolta di Luciano Lama, considera ancora il salario e quelle che un tempo si chiamavano condizioni di lavoro una «variabile indipendente». In questi terribili anni di recessione migliaia di imprese hanno chiuso o sono state costrette a contrarsi, centinaia di migliaia di lavoratori privati hanno perso il lavoro. In giro per l’Europa non solo nella Grecia della troika, ma anche in Spagna, Inghilterra e Irlanda, i dipendenti pubblici in esubero sono stati licenziati o hanno visto decurtate drasticamente le retribuzioni. Questo è il contesto, non un altro.
Ebbene, in questo contesto i dipendenti pubblici italiani sono stati al riparo da tutto, protetti e garantiti magicamente dentro una bolla o, meglio, comodamente accovacciati all’interno dell’ultima ridotta di socialismo sovietico. Nessun licenziamento (ma neanche la vaga minaccia), niente cassa integrazione, nessuna mobilità, che è un concetto astratto mai attuato, buono solo per inutili polemiche. Di tagli di stipendio, manco a parlarne. A meno di non voler considerare taglio il blocco degli aumenti retributivi dovuto a congelamento della contrattazione: un’operazione minimale a impatto pressoché nullo in presenza di un’inflazione prossima allo zero e addirittura in deflazione.
Ma non basta. Perché alla protezione totale dei dipendenti ha fatto da pendant un incremento esponenziale dell’inefficienza complessiva della Pa. Tanto che si può ben rilevare come la Pubblica amministrazione sia stata e rimanga uno dei principali fattori di accelerazione del declino o, per converso, di freno alla crescita. Basti pensare che dappertutto il tempo e le procedure sono considerati costi, necessari a volte, ma comunque costi. E, dunque, da comprimere all’indispensabile. Solo negli uffici pubblici italiani tempo e procedure si sono dilatati a dismisura in questi anni. E allora appare quanto mai urgente per il sindacato tornare, a proposito del pubblico impiego, alla lezione di Lama del ’78 sul salario «variabile indipendente»: «Ebbene dobbiamo essere intellettualmente onesti: è stata una sciocchezza, perché in un’economia aperta le variabili sono tutte dipendenti una dall’altra».