emanuele scarci

Resta la deflazione e arretra il Pil

Resta la deflazione e arretra il Pil

Emanuele Scarci – Il Sole 24 Ore

L’Italia rimane in deflazione anche a settembre: -0,3% rispetto al mese precedente. E a raffreddare sempre di più i prezzi, secondo i dati dell’Istat, sono ancora l’energia, le comunicazioni e gli alimentari. A peggiore il quadro macroeconomico ieri è arrivato anche la nota mensile Istat che prevede una nuova flessione del Pil nel terzo trimestre dell’anno, un revisione al ribasso rispetto all’intervallo di +0,2%/-0,2% della precedente stima. La causa è la contrazione del Pil nel secondo trimestre dello 0,2%. Nell’area euro non è ancora scoccata l’ora della deflazione ma la debolezza della domanda ha prodotto un’altra frenata dei prezzi: dallo 0,4% allo 0,3%, vicino alla crescita zero. La stima flash dell’Eurostat individua moderati spostamenti dei prezzi per servizi, alimentari e beni industriali e un deciso arretramento dell’energia.

Tornando all’Italia, secondo le stime provvisorie dell’Istituto di statistica, l’indice nazionale dei prezzi al consumo è calato a settembre dello 0,1% su base annua, lo stesso valore toccato ad agosto quando il Paese é tornato in deflazione per la prima volta dal 1959. A settembre i cali congiunturali più pronunciati dei prezzi sono quelli di trasporti (-3%), ricreazione e cultura (-0,6%) e comunicazioni (-0,4%). Dall’altro aumenti sono stati segnati dai servizi ricettivi e di ristorazione (+0,8%), dall’istruzione (+0,6%), da alimentari e bevande analcoliche (+0,2%), dall’abbigliameno e dai mobili. Rispetto a un anno fa, i prezzi delle comunicazioni risultano in marcata flessione (-8,2%) così come sono in diminuzione i prezzi di abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-1,2%) e quelli di alimentari e bevande analcoliche (-0,1%).

Secondo l’ufficio studi di Confcommercio «al di là degli effetti stagionali, i dati Istat riflettono le difficoltà della domanda per consumi. Nell’ultimo anno, nonostante l’aumento dell’Iva che ha coinvolto circa il 50% dei beni e servizi compresi nel paniere, in sei occasioni i prezzi hanno registrato una diminuzione congiunturale, fenomeno che appare ancora più eccezionale se si considera che non è stato determinato da crolli delle materie prime alimentari o petrolifere». Confcommercio conclude che è necessario attuare, con la prossima legge di Stabilità, «misure efficaci che, modificando favorevolmente le aspettative di famiglie e imprese, scongiurino il pericolo che la deflazione si consolidi». Per Sergio de Nardis, capo economista di Nomisma, «l’inflazione negativa influisce sulle attese future dei prezzi, aumenta i tassi di interesse reali e deprime l’economia. Serve una politica fiscale di stimolo e una politica monetaria espansiva». Coldiretti sottolinea che «gli effetti negativi congiunti di deflazione e consumi si evidenziano con il -4,4% dei prezzi dell’ortofrutta e con gli acquisti scesi ben al di sotto del chilo al giorno per famiglia, un valore inferiore a quello raccomandato dall’Organizzazione mondiale della Sanità».

Se la ripresa dei beni di consumo è una delle condizioni per superare la deflazione, qual è il quadro della domanda più aggiornato? Nelle vendite al dettaglio l’Istat segnala il -1,1% nei primi 7 mesi dell’anno mentre Iri registra un pessimo agosto nel largo consumo: -3,1% a valore, anche per il calo dei prezzi. Nell’abbigliamento e calzature, invece, Sita-Nielsen indica un -3% delle vendite da gennaio a luglio. Meno peggio dell’anno primo: -7 per cento.

La famiglia taglia anche la spesa

La famiglia taglia anche la spesa

Emanuele Scarci – Il Sole 24 Ore

Continua, senza soste, il lento scivolamento dei consumi in Italia. Ma, ora, a pagare il prezzo più salato della crisi è l’alimentare mentre si attenua la caduta dei prodotti non food. Le rilevazioni Istat di luglio indicano un calo delle vendite al dettaglio dello 0,1% rispetto al mese precedente e dell’1,5% rispetto a un anno fa. Spacchettando il dato però emerge che la contrazione dei prodotti alimentari è molto superiore a quella del non food: il 2,5% contro l’1 per cento. E anche le forme distributive dei beni di largo consumo risentono della divaricazione tra food e non food: le catene della gdo alimentare perdono l’1,7% su base annua mentre quelle del non food guadagnano lo 0,2%. I discount alimentari segnano una crescita dell’1,7% ma, a rete costante, il segno più si appiattisce. Il messaggio è chiaro: dopo aver eliminato gli sprechi, scoperto i discount, sostituito vari prodotti con altri meno costosi e approfittato della pioggia di promozioni, le famiglie stanno tagliando la lista della spesa. Persino la corsa degli italiani nel biennio d’oro 2012/13 verso smartphone e tablet si è esaurita: la domanda ora è in picchiata.

Dai dati Istat emerge che, su base annua, nel non food a soffrire di più sono cartoleria, libri e giornali (-3,6%), casalinghi (-2%), utensileria per la casa (-1,4%) e profumeria (-1,2%). «Il dato di luglio delle vendite al dettaglio – commenta Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione – conferma che siamo ancora lontani dall’uscita dal tunnel e che la ripresa del Paese rimane un miraggio. Poi preoccupano i dati dei consumi di prodotti alimentari: il -2,5% è il segno che le famiglie stanno cercando economie e risparmi anche nei bisogni più essenziali». Per Cobolli è impressionante il calo dell’ortofrutta, «un tipico prodotto di consumo italiano. Dopo una prima forte caduta, la discesa è proseguita: sono mutate le abitudini di acquisto e sorge il dubbio che, anche quando la ripresa si manifesterà, sarà difficile tornare agli stili di vita precedenti». Anche per Coldiretti le difficoltà economiche hanno avuto un effetto negativo sui consumi alimentari per il 47% delle famiglie,con la ricerca dei prodotti low cost e dei punti vendita meno cari. Secondo l’indagine Coldiretti nel carrello della spesa il 23% degli italiani ha ridotto i quantitativi di ortofrutta, il 21% acquista prodotti e varietà che costano meno, il 16% rinuncia a prodotti che costano troppo (dalle ciliegie ai frutti di bosco), il 13% è andato alla ricerca di punti vendita con prezzi più bassi.

Che fare? «Non abbiamo segnali – commenta Mario Resca, presidente Contimprese – che facciano presagire un’inversione di tendenza delle vendite nei prossimi mesi. Settembre è iniziato a rilento, complici anche le condizioni meteo che non hanno favorito un aumento di battute di cassa. E anche il bonus di 80 euro finora è stato utilizzato dalle famiglie per pagare bollette c risparmiare». Cauto Cobolli Gigli: «Io negli 8o euro ci credo. Intanto sono stati distribuiti 10 miliardi alle famiglie più bisognose che li hanno utilizzati, parte, per i consumi alimentari e, parte, per pagare le bollette e accantonarli. Sul medio periodo sono fiducioso che l’effetto cumulo induca le famiglie a spendere di più per i consumi». Per l’ufficio studi di Confcommercio «è necessario che nella Legge di Stabilità siano inseriti provvedimenti che, ridando slancio ai consumi, creino le premesse per una vera ripresa nel 2015».