Lotta all’evasione: purché gli onesti non paghino il conto
Massimo Fracaro e Nicola Saldutti – Corriere economia
II Fisco divide, inevitabilmente, in due gruppi la popolazione: chi versa le imposte regolarmente, e chi, invece, cerca di farne a meno. Due gruppi che reagiscono alle possibili modifiche delle regole sulle tasse in modo naturalmente molto diverso, a seconda della loro posizione (come dire) fiscale. E quello che sta accadendo alla norma sull’«abuso di diritto», meglio nota ormai come legge salva-Berlusconi. La disposizione che prevede una soglia di tolleranza del 3%, sotto la quale sarebbe possibile regolarizzare la propria posizione, evitando sanzioni penali.
Alcuni conteggi dicono che le imprese potenzialmente interessate sarebbero circa seimila. E qui sta il punto: la norma introdotta all’ultimo momento nel gennaio scorso al Consiglio dei ministri ha suscitato legittime polemiche. E ora il governo fa sapere che intende rinviarla. Ma sarebbe un errore. Oltre ai due gruppi di contribuenti corretti ed evasori, ce n’è, infatti, anche un terzo che in qualche modo li accomuna: le persone che vorrebbero regole più semplici, meno vessatorie, una minore stratificazione delle norme. Per non favorire un Fisco che talvolta diventa inesorabile con chi commette un errore di calcolo o una svista, perché più facili da scovare rispetto all’evasione vera e propria.
Non bisogna arrivare alla lista Falciani per ricordare come, negli anni scorsi, in molti abbiano preferito depositare illecitamente i propri capitali all’estero. Ecco quindi che quella norma sull’abuso di diritto diventa necessaria, da correggere, ma necessaria. Il limite del 3 per cento non va bene? Meglio una soglia quantitativa? O un insieme delle due? Serve una riflessione più approfondita sulla frode fiscale? C’è il tempo per farlo. Sarebbe opportuno utilizzare questa occasione per tentare di chiudere la stagione dei sotterfugi reciproci. Di uno Stato che detta regole confuse, per mettere sempre in mora i contribuenti vittime spesso di interpretazioni penalizzanti. E dei contribuenti che hanno l’abitudine di aggirare le norme con la scusa di considerarle troppo penalizzanti e poco chiare.