massimo blasoni

Produttività, l’Italia perde punti preziosi

Produttività, l’Italia perde punti preziosi

Carola Olmi – La Notizia

L’Istat ha recentemente certificato che il costo del lavoro in Italia è in linea con la media europea. Dal 2007 stiamo assistendo a una compressione dei salari reali che, in linea teorica, potrebbe rendere le nostre imprese più competitive sui mercati internazionali. Per comprendere se un Paese sia più o meno competitivo, occorre però analizzare il livello non soltanto dei salari reali ma anche quello della produttività. E in Italia questa è sensibilmente diminuita.

Le cause sono sia la scarsa attitudine delle nostre imprese e dello Stato a investire in ricerca e sviluppo sia la crescita a un ritmo sempre più basso dello stock di capitale utile alla produzione (un dato che serve a capire se le imprese continuano a investire nell’impresa). Significa che senza innovazione non si possono fare passi avanti nella produttività, ma anche che senza investimenti non avremo mai alcuna innovazione. Lo dimostra una ricerca realizzata dal Centro studi “ImpresaLavoro” presieduto dall’imprenditore Massimo Blasoni.

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Meno prestiti e più depositi in Fvg, aumenta il risparmio di famiglie e imprese

Meno prestiti e più depositi in Fvg, aumenta il risparmio di famiglie e imprese

Udine Today

Nei primi dieci mesi del 2014 i prestiti del sistema bancario del Friuli Venezia Giulia ad imprese e famiglie sono scesi di 6,3 miliardi di euro, a fronte di un aumento dei depositi presso le banche di 5,1 miliardi di euro: lo rende noto un report del Centro Studi ImpresaLavoro che ha analizzato l’andamento dell’attività bancaria in regione.

Secondo l’istituto fondato da Massimo Blasoni, non si allenta quindi la morsa del credit crunch e questo nonostante il sistema bancario abbia ricevuto dal 2011 ad oggi fortissime iniezioni di liquidità. In parte si è trattato di trasferimenti effettuati dalla BCE ma una buona fetta di quelle risorse derivano dall’incremento del risparmio di famiglie e imprese.

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Più risparmi, ma la Crisi del credito non si allenta

Più risparmi, ma la Crisi del credito non si allenta

La Vita Cattolica

Nei primi dieci mesi del 2014 i prestiti del sistema bancario del Friuli-Venezia Giulia ad imprese e famiglie sono scesi di 6,3 miliardi di euro, a fronte di un aumento dei depositi presso le banche di 5,1 miliardi di euro: lo rende noto un report del Centro Studi ImpresaLavoro che ha analizzato l’andamento dell’attività bancaria in regione.

Secondo l’istituto fondato da Massimo Blasoni, non si allenta quindi la morsa del credit crunch e questo nonostante il sistema bancario abbia ricevuto dal 2011 ad oggi fortissime iniezioni di liquidità. In parte si è trattato di trasferimenti effettuati dalla Bce ma una buona fetta di quelle risorse deriva dall’incremento del risparmio di famiglie e imprese.

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INDICE DELLA LIBERTÀ FISCALE 2015

INDICE DELLA LIBERTÀ FISCALE 2015

ABSTRACT

La ricerca promossa da ImpresaLavoro, avvalsasi della collaborazione di ricercatori e studiosi di dieci diversi Paesi europei, si è proposta di monitorare la “questione fiscale” in Europa muovendo dall’assunto che la crisi che sta conoscendo il Vecchio Continente sia difficilmente comprensibile senza una riflessione su questo tema di primaria importanza. Da qui l’idea di elaborare un Indice della libertà fiscale, che aiuti a comprendere la drammaticità della situazione e la necessità di vere riforme che riducano la presenza dello Stato nella vita produttiva e allarghino gli spazi di libertà.

INDICE

Dalla parte dei produttori Massimo Blasoni
Le tasse che distruggono l’economia europea Simone Bressan e Carlo Lottieri
Indice della libertà fiscale

TASSAZIONE E LIBERTÀ IN DIECI ECONOMIE D’EUROPA

BULGARIA a cura di Petar Ganev (BULGARIA_ENG; BULGARIA_ITA)
FRANCIA a cura di Pierre Garello (FRANCE_ENG; FRANCIA_ITA)
GERMANIA a cura di Alexander Fink (GERMANY_ENG; GERMANIA_ITA)
ITALIA a cura di Pietro Monsurrò (ITALY_ENG; ITALIA_ITA)
LITUANIA a cura di Kaetana Leontjeva (LITHUANIA_ENG; LITUANIA_ITA)
REPUBBLICA CECA a cura di Pavol Minárik (CZECH REPUBLIC_ENG; REPUBBLICA CECA_ITA)
ROMANIA a cura di Radu Nechita (ROMANIA_ENG; ROMANIA_ITA)
SVEZIA a cura di Dan Johansson, Arvid Malm e Mikael Stenkula (SWEDEN_ENG; SVEZIA_ITA)
SVIZZERA a cura di Pierre Bessard (SWITZERLAND_ENG; SVIZZERA_ITA)
REGNO UNITO a cura di Alex Wild (UNITED KINGDOM_ENG; REGNO UNITO_ITA)

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Quelle riforme troppo lente

Quelle riforme troppo lente

Massimo Blasoni – Metro

Il cammino verso le riforme a cui il nostro Paese si è avviato è troppo lento e poco incisivo. Anche se alcuni provvedimenti vanno nella giusta direzione, la loro lenta attuazione rischia di vanificarne gli effetti. I tempi dell’economia sono più rapidi di quelli della politica. Renzi governa da un anno, prima di lui Letta era stato premier per un periodo di poco inferiore, ma ad oggi pressoché nessuna riforma strutturale è pienamente compiuta, compreso il Jobs Act che necessita dei regolamenti attuativi. Sul piano economico – al di là dell’incremento del debito e della riduzione del Pil reale – è interessante mettere a confronto gli indicatori che con riferimento al medesimo periodo emergono dal report annuale di Banca Mondiale/Doing Business e da quello sulla competitività elaborato dal World Economic Forum.
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Debiti PA: pagato meno della metà di quanto dovuto

Debiti PA: pagato meno della metà di quanto dovuto

NOTA

Ieri il governo ha annunciato un ulteriore passo avanti nello smaltimento dei debiti scaduti delle Pubbliche Amministrazioni, comunicando di aver erogato ai creditori, al 30 Gennaio 2015, 36,5 miliardi, con un incremento di 4 miliardi rispetto all’ultimo monitoraggio effettuato a fine ottobre.
Va ricordato che tali pagamenti si riferiscono ai debiti maturati fino al 31 dicembre 2013 e non ai ritardi che la Pubblica Amministrazione ha accumulato in tutto il 2014. Anche fermandoci solo a questi, secondo quanto elaborato da ImpresaLavoro su dati Eurostat e Intrum Justitia, non si può fare a meno di rilevare che meno della metà di quanto dovuto è stato pagato. Questo perché di debiti commerciali maturati dalla Pubblica Amministrazione nel 2013 ammontano a 74,2 miliardi di euro. Rimangono quindi fuori dall’intervento del governo altri 37,7 miliardi per i soli debiti già esistenti alla fine del 2013.

tabella

La nostra stima, come del resto quelle di altre indagini, va considerata come prudenziale, poiché non tiene conto di altri debiti commerciali, tra cui quelli delle imprese partecipate dallo stato e dagli enti locali. L’universo di società che vedono nel proprio capitale sociale la partecipazione di amministrazioni pubbliche locali e centrali, contribuiscono infatti ad aumentare in misura rilevante lo stock dei debiti commerciali della nostra PA, per una quota comunque difficilmente stimabile. Secondo uno studio condotto da Cerved (2013) le imprese partecipate da Regioni e Autonomie locali registrano delle pessime performance in termini di fatture non pagate sullo scaduto. Si stima che a giugno 2013 le partecipate regionali non abbiano pagato addirittura l’82,2% delle fatture scadute, registrando un forte peggioramento rispetto agli anni precedenti. Ad aggravare il quadro si aggiungerebbe il fatto che queste società registrano delle performance reddituali negative.
Sbaglia, in ogni caso, chi pensa che questi interventi contribuiscano a ridurre sensibilmente lo stock di debito complessivo che la PA ha nei confronti delle imprese private. I debiti commerciali si rigenerano con frequenza, dal momento che i beni e servizi vengono forniti in un processo di produzione continuo e ripetitivo. Ogni giorno infatti, le imprese che lavorano con la PA consegnano i beni ed erogano i servizi richiesti; ogni giorno, le imprese incassano i crediti per le forniture chiuse in passato.
Lo stock di debito commerciale si modifica così continuamente, dal momento che ogni giorno vengono liquidati debiti pregressi e al tempo stesso ne sorgono di nuovi. Liquidare i debiti pregressi di per sé non riduce pertanto lo stock complessivo dei debiti commerciali: questo può avvenire soltanto nel caso in cui i nuovi debiti creatisi nel frattempo risultano inferiori a quelli oggetto di liquidazione. Una condizione che non potrà crearsi fino a quando il livello di spesa della pubblica amministrazione e i suoi tempi medi di pagamento (che al momento sono di 170 giorni) non subiranno una drastica diminuzione. Nessun indicatore oggi a disposizione ci permette di dire che vi è una diminuzione dei tempi di pagamento. Ciò significa che lo stock complessivo del debito è ad oggi invariato e che l’intervento del governo, pur meritorio, è servito soltanto ad impedire che lo stock aumentasse ulteriormente.
Nel caso concreto, stimiamo che nel 2014 siano già stati consegnati alla Pubblica amministrazione italiana beni e servizi per un valore di circa 158 miliardi di euro e che, in forza dei tempi medi di pagamento della nostra PA, lo stock complessivo del debito della PA rimane fermo a circa 75 miliardi.
Secondo il presidente del Centro Studi ImpresaLavoro, Massimo Blasoni “sono gli stessi dati che il governo comunica a certificare che Renzi non ha mantenuto la promessa di saldare tutti i debiti della Pubblica Amministrazione entro il 21 Settembre dello scorso anno. Il Presidente del Consiglio aveva garantito di saldare tutto il pregresso entro San Matteo: siamo a San Valentino, 146 giorni dopo, e siamo anche a meno di metà del percorso. La Pubblica Amministrazione onora i propri impegni in tempi lunghissimi, 170 giorni: il governo, per non essere da meno, sembra adeguarsi a questi tempi nel mantenere le sue promesse. Le imprese, però, non possono più permettersi di aspettare”.
Rassegna stampa
Libero
Il Fatto Quotidiano
Impresalavoro: «La giunta poteva tagliare di più l’Irap»

Impresalavoro: «La giunta poteva tagliare di più l’Irap»

Il Messaggero Veneto

Tra trasferimenti correnti e contributi in conto capitale il Fvg ha erogato nel 2013 al sistema delle imprese 230 milioni di euro suddivisi tra contributi erogati ad aziende private e trasferimenti concessi ad aziende pubbliche. Una cifra consistente, pari allo 0,62 per cento del Pil. Un paper di Paolo Ermano, del1’Università di Udine, ha analizzato per il Centro studi di ImpresaLavoro il fenomeno e ha ricostruito la composizione di questi dati. Nel 2013 – al netto dei contributi per servizi sanitari – la Regione ha trasferito complessivamente 108 milioni di euro ad imprese private (56 milioni in trasferimenti correnti e 52 in contributi in conto capitale) e 121 milioni di euro ad imprese pubbliche (34 milioni di euro ín trasferimenti correnti e 87 milioni di euro in conto capitale).

Per il Centro fondato da Massimo Blasoni è una cifra di tutto rispetto: tre volte superiore al Veneto e cinque volte la Lombardia. «Durante il dibattito su Rilancimpresa – sottolinea Impresalavoro – la Regione ha più volte spiegato di non essere in grado di andare oltre il taglio dell’Irap di circa 7 milioni. Secondo noi, invece, un’ipotesi di revisione del sistema dei contributi alle imprese avrebbe permesso di estendere sensibilmente i beneficiari del taglio, fino a raddoppiarne l’impatto. È questo, infatti, il vero tema in discussione. Il dibattito sulla fuga delle imprese regionali in Carinzia o in Slovenia ruota intorno a due fattori: di là le imposte sono più basse e c’è meno burocrazia. Tagliando con decisione l’Irap il Fvg potrebbe diventare fiscalmente competitiva, quantomeno rispetto alle altre regioni italiane e ridurrebbe il divario fiscale con Slovenia e Carinzia semplificando il sistema e immettendo risorse senza la necessità di dedicare ore preziose alla burocrazia per richiedere un contributo».