Ministeri «pigri» sul taglia-oneri
Valerio Uva – Il Sole 24 Ore
A giudicare dai rapporti dei ministeri interessati l’anno scorso in Italia non è successo niente. Nessun nuovo onere, obbligo o adempimento burocratico è arrivato a carico delle imprese. O meglio: nonostante il corposo pacchetto di leggi varate (oltre 150) solo un nuovo onere è stato introdotto quell’anno e uno, al contrario, cancellato. Saldo zero dunque secondo la burocrazia italiana. Un risultato sorprendente. Di fatto però non ci credono neanche gli stessi burocrati che lo hanno dovuto certificare. Il fallimentare bilancio della norma taglia-oneri per le imprese e contenuto nella prima «Relazione complessiva contenente il bilancio annuale degli oneri amministrativi introdotti ed eliminati» messa punto dal Dipartimento della Funzione pubblica. E’ il primo rapporto sull’applicazione della norma taglia-oneri prevista appunto dallo Statuto delle imprese (legge 180/2011), che sulla scia di esperienze internazionali analoghe ha istituito l’obbligo per la Pa ogni anno di fare un bilancio, anche economico, degli oneri per le imprese. La Relazione arriva dopo le linee guida per stimare gli onerivarate con ilDpcm del 16 aprile 2013.
Peraltro il bilancio si ferma a metà: la legge stessa esclude dal perimetro un settore sotto questo profilo pesantissimo quale il fisco e limita il conteggio alle sole norme di rango primario, escludendo la valanga di decreti attuativi che invece spesso sono la fonte principale di nuova burocrazia. L’anno scorso solo i 4 ministeri su 20 interessati si sono premurati di monitorare gli oneri del 2013. Ma quello che più preoccupa è che solo uno – il ministero dell’Interno – ha quantificato correttamente un onere introdotto (39mila euro) e uno eliminato (-216mila). Per gli altri, appunto, nulla sembra sia successo nel 1013.
Ma a smentirli sono arrivate le segnalazioni delle associazioni di categoria. Confindustria, Cna, Confartigianato e Confcommercio hanno inviato al dicastero di Giovanna Madia un dettagliato elenco di nuove procedure introdotte ed eliminate: il bilancio-ombra segnala per l’anno scorso dieci nuovi oneri introdotti e otto eliminati. Quattro dei nuovi “appartengono” al ministero dell’Ambiente. una delle amministrazioni che non ha stimato gli oneri. Un pacchetto altrettanto nutrito riguarda l’energia e le fonti rinnovabili, di competenza del ministero dello Sviluppo economico che addirittura non ha trasmesso il proprio rapporto. Ma quello che la stessa Relazione definisce come «paradossale» è il fatto che le relazioni inviate «non diano conto nemmeno degli oneri eliminati». In pratica un autogol per la stessa amministrazione. Il Lavoro, ad esempio, non ha completato il bilancio, nonostante possa vantare – come segnalato dalle associazioni degli imprenditori – ben quattro cancellazioni che avrebbero fatto pendere la bilancia a suo favore.
«Occorre prendere atto che questa norma non è stata applicata» conclude la Relazione che prova anche a capire come mai. A pesare oltre alle «resistenze culturali» e il dover rincorrere i decreti legge, anche una evidente «difficoltà per le amministrazioni di attuare le regole sulla valutazione preventiva degli oneri amministrativi», affidata solo agli uffici legislativi. Mentre le competenze richieste per la stima vanno ben oltre. Prendiamo le regole per il calcolo economico: prima va stimato un costo medio per obbligo informativo, poi va moltiplicato per il numero annuo di adempimenti, a sua volta ottenuto con il prodotto tra popolazione e frequenza. Tutti passaggi alla portata più di ingegneri che di esperti giuristi. A voler essere più maliziosi, però, non è solo colpa delle difficoltà tecniche. Lo Statuto delle imprese non si è limitato a chiedere la Relazione. Una volta individuatigli oneri e fatti i conti, se la bilancia tra quelli creati e quelli eliminati pende pericolosamente a favore dei primi la legge impone al Governo di correre ai ripari. Come? Con il pareggio di bilancio, ovvero con un regolamento sprint da fare in 90 giorni per cancellare qualche timbro, domanda o autorizzazione. E riportare la bilancia in equilibrio. Operazione che. a giudicare dai dossier delle associazioni, sarebbe assolutamente urgente.