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Pensioni, ecco quanto costa il buco  (annunciato) provocato dalla Consulta

Pensioni, ecco quanto costa il buco (annunciato) provocato dalla Consulta

Giuseppe Pennisi – Formiche

Era un “buco (nei conti pubblici) annunciato” da molti, molti mesi quello derivante dalla sentenza della Corte Costituzionale sulla parte del decreto Monti chiamato (tra il serio ed il faceto Salva Italia) con cui si bloccava la perequazione delle pensioni superiori a tre volte il minimo all’andamento dell’indice dei prezzi al consumo.

Il Presidente del Consiglio dell’epoca era stato avvertito che la Corte Costituzionale si era già espressa un paio di volte in materia. Così come, ai tempi del Governo Letta, il Ministro del Lavoro e degli Affari Sociali era stato avvisato che solo pochi mesi la Corte Costituzionale aveva bocciato un “contributo di solidarietà” sulle pensioni superiori ai 90.000 euro l’anno e che quindi sarebbe stata parimenti dichiara incostituzionale la norma in materia che è riuscito a fare approvare (e su cui la Corte delibererà in giugno).

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Renzi, Tsipras e il gioco del pollo

Renzi, Tsipras e il gioco del pollo

Giuseppe Pennisi – Formiche

Nei resoconti televisivi degli incontri internazionali, Tsipras e Renzi sfoggiano, anzi ostentano, grandi abbracci e baci. Solo per il pubblico? O c’è qualcosa di più sincero?

Renzi e Tsipras sono affratellati da quello che in teoria dei giochi si chiama “il gioco del pollo”, che in italiano sarebbe meglio chiamare “gioco del coniglio”, ossia di cosa plasma i comportamenti in una situazione ad alto rischio.

Andiamo con ordine. All’inizio del negoziato tra Tsipras e i suoi partner su Formiche.net ho ricordato i “giochi” multipli su più tavoli: su un tavolo (con i partner europei) l’obiettivo di Tsipras era quello di massimizzare la “reputazione”; con il proprio elettorato, invece, quello di massimizzare “la popolarità”. Un equilibrio di Nash, quello del film A Beautiful Mind (quindi sempre instabile) che, però, non sembra sia riuscito a raggiungere.

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Vi spiego l’irreversibile leggerezza dell’euro

Vi spiego l’irreversibile leggerezza dell’euro

Giuseppe Pennisi – Formiche

L’irreversibilità dell’euro, richiamata da Juncker e Draghi mentre Tsipras e Varoufakis si esibiscono in gare di salti mortali per raggranellare anticipi su commesse future per gasdotti al fine di far fronte alle esigenze più impellenti (di rimborso del debito), è come l’indissolubilità del matrimonio cattolico quale interpretato da certi tribunali canonici (sui quali Papa Francesco farebbe bene a chiedere una vigilanza rigorosa). Uno di tali matrimoni è stato dichiarato nullo a Roma, dopo circa cinquanta anni dalla feste di nozze, poiché lo ‘sposo’, per così dire, ha dimostrato di frequentare prostitute (o meglio, data l’età, di averlo fatto in passato) per decenni tre-quattro volte la settimana e, indi, di non avere compreso il significato del Sacramento e, perciò, di non essere adatto a fare il marito e il padre.

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Immigrazione, ecco chi invia più soldi ai Paesi di origine

Immigrazione, ecco chi invia più soldi ai Paesi di origine

Simona Sotgiu – Formiche

Il naufragio del peschereccio partito dalla costa libica con a bordo 950 migranti – numero riferito dai superstiti messi in salvo dalla Marina Militare e sbarcati a Catania – ha riaperto per l’Italia e l’Europa il dibattito su cosa sia necessario fare per impedire il ripetersi di tragedie di questa natura. La realtà, però, si scontra con il cordoglio, l’indignazione: un barcone con 200 migranti è naufragato, infatti, davanti alla costa orientale di Rodi, in Grecia, il 20 aprile.

E mentre si dibatte su quali interventi dovrebbero attuare Europa e Italia per limitare le stragi in mare, il Centro Studi Impresa Lavoro ha elaborato le cifre delle rimesse che i lavoratori stranieri inviano nei rispettivi Paesi di origine. Pochi quelli africani nelle classifiche.

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Grecia, come si arrovella Mario Draghi

Grecia, come si arrovella Mario Draghi

Giuseppe Pennisi – Formiche

Chi si ricorda del romanzo di Hans Fallada, pseudonimo di Rudolf Wilhelm Friedrich Ditzen “E adesso, pover’uomo?” (titolo originale Kleiner Mann, was nun?), scritto nel 1932 ma diventato popolarissimo grazie a una riduzione televisiva fattane negli Anni Sessanta con il titolo “Tutto da rifare pover’uomo”. E’ un romanzo molto più profondo di quanto non faccia pensare il titolo. Ditzen emigrò in Montenegro durante il nazismo e divenne dopo la guerra una delle penne più apprezzate di Berlino Est, ma morì nel febbraio 1947, prima che il regime, osannato negli Anni Settanta in un saggio di Barbara Spinelli, prendesse la piega che ha portato, prima al Muro e poi al suo crollo.

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Def, perché Renzi si è scavato una trappola burocratica

Def, perché Renzi si è scavato una trappola burocratica

Giuseppe Pennisi – Formiche

Matteo Renzi forse non ha visto il vecchio film Il Portaborse o perché troppo giovane o perché poco interessato a un lavoro che essenzialmente ironizzava sul Psi guidato da Bettino Craxi. Non si accorge, quindi, che nella vicenda Def-Pnr è sembrato assomigliare al politico interpretato da Nanni Moretti.

Chi ha visto il film, ricorderà che pur preoccupato unicamente dai risultati elettorali (preoccupazione lecita e logica per chi è nel Palazzo e vuole restarci a lungo in piani sempre più alti) e pur avendo costruito all’uomo una grande macchina acchiappavoti, tale politico se la prende con una non meglio specificata burocrazia ogni volta che qualcosa va storto.

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Consigli non richiesti a Yoram Gutgeld

Consigli non richiesti a Yoram Gutgeld

Giuseppe Pennisi – Formiche

Il Consiglio dei Ministri del 7 aprile ha all’ordine del giorno l’esame e l’approvazione del Documento di Economia e Finanze (Def) con cui delineare l’azione di governo nel breve e medio termine. Il Def dovrebbe ricevere i pareri delle Commissioni Parlamentari del simulacro del CNEL (esistente ma reso nell’impossibilità di funzionare da una norma che fa a pugni con la Costituzione) e della Commissione Europea. Sulla base del Documento che, ci si augura, verrà approvato domani e, con le osservazioni che il Governo vorrà recepire, costituire la base della prossima Legge di Stabilità.

Naturalmente il Def all’ordine del giorno presuppone tanti altri argomenti: dal patto di stabilità interno, alle tax expenditures per imprese e famiglie, alla previdenza e all’assistenza, alle missioni militare di pace all’estero, e via discorrendo.

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Le liberalizzazioni timide

Le liberalizzazioni timide

Giuseppe Pennisi – Formiche

Il 2015, definito Anno Felix, dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, dovrebbe essere caratterizzato da una crescita economica ben superiore allo 0,1% segnato nel primo trimestre e sorretta da un programma aggressivo di riduzione del debito pubblico (tramite privatizzazioni) e di aumento della produttività (tramite crescente concorrenza derivante da liberalizzazioni).

Di privatizzazioni ci occuperemo quando il programma e la sua attuazione saranno meglio definite. Il disegno di legge (ddl) sulla concorrenza, e quindi sulle liberalizzazioni, è stato varato a fine febbraio; quando questa mensile arriva in edicola, sarà all’esame del Parlamento. Al carattere del Presidente del Consiglio si possono attribuire tanti tratti ma non certo la timidezza. Tuttavia, il ddl in questione è più ‘timido’ delle ‘lenzuolate’ di bersaniana memoria di una diecina di anni, nonostante l’aggravarsi della situazione in questo lasso di tempo. Principalmente se la situazione italiana è comparata con quella dei nostri competitors europei (non parliamo di quelli dell’Emisfero Occidentale o dell’Asia).

Non ci riferiamo neanche ad inchini come quelli alla lobby dei taxi. E’ sufficiente pensare che nel campo dei servizi pubblici locali lo stesso Ministero dello Sviluppo Economico (non certo un covo di liberisti) aveva chiesto che non ci fossero più enti (come le autorità portuali) al tempo stesso regolatori e fornitori di servizi (da loro stessi regolari) . In materia sanitaria, il Ministero della Salute (non affiliato a nessuna istituzione liberale) aveva proposto accreditamento periodico, e concorsuale, delle strutture sanitarie private e la liberalizzazione della vendita dei medicinali di fascia C. Piccoli passi verso una maggiore concorrenza, ma tali da imbarazzare il timido Presidente del Consiglio.

Non si può che suggerirgli la lettura di un’analisi condotta da dieci centri studi europei e coordinata dal piccolo ma dinamico centro studi italiano ‘ImpresaLavoro’ e di organizzare un seminario del Partito Democratico (pare sia prassi) al fine di preparare un maxi-emendamento prima della conclusione dell’iter parlamentare del ddl. Lo studio riguarda principalmente la libertà fiscale, che sintetizza il complesso delle altre libertà economiche  he agevolano o frenano l’impresa (e quindi l’occupazione).

Gli istituti hanno lavorato seguendo la medesima metodologia ed hanno computato un Indice della libertà fiscale sulla basa di quattro distinti indicatori: le dimensioni della tassazione complessiva rispetto alla produzione annuale; il modo in cui il prelievo fiscale colpisce lavoro, capitale e consumi; la complessità degli ordinamenti e, di conseguenza, il tempo e le risorse che imprese e famiglie devono destinare all’assolvimento degli obblighi di legge; la decentralizzazione del prelievo e, al tempo stesso, l’autonomia dei vari livelli di governo. La liberalizzazione (oppure la mancanza di liberalizzazione) e sottointesa in ciascuno dei quattro indici. L’Italia non esce affatto bene : con un total tax rate del 65,4% siamo alle prese con un moderno Leviatano, cui pare persino difficile opporsi e con cui l’opinione pubblica sembra ormai rassegnata a convivere. Si potrebbe rispondere che la delega fiscale a cui Governo e Parlamento stanno lavorando potrebbe curare questi problemi tributari. Tuttavia, chiunque abbia compiuto un minimo di studi economici sa che la liberalizzazione e la concorrenza sono gli unici strumenti per quella crescita che sola può permettere la riduzione dell’oppressione fiscale.

Un quarto di secolo fa, l’allora Vice Direttore Generale della Banca d’Italia Pier Luigi Ciocca , sempre culturalmente contiguo al centro sinistra , nella prefazione alla raccolta di saggi ‘Disoccupazione di Fine Secolo’ (Bollati Boringhieri,1997 documentava che in mondo in cui il Nord America ha un carico tributario attorno al 30% del Pil ed i Paesi asiatici emergenti del 20% del Pil, con il nostro 46% di allora rischiava un declino sempre più grave e la disoccupazione di massa sempre più lunga.

Neanche i suoi amici con responsabilità di governo lo hanno ascoltato.

Mps, Carige e Ubi. Come procede l’Unione  bancaria europea

Mps, Carige e Ubi. Come procede l’Unione bancaria europea

Giuseppe Pennisi – Formiche

Il 14 aprile prossimo sarà passato un anno da quando è stato posta in essere la seconda gamba dell’Unione Bancaria Europea (UBE), il Single Resolution Mechanism (SRM), con un apposito fondo, procedure e consiglio di amministrazione, per impedire che una grave situazione, o un fallimento, di un istituto finanziario di grandi dimensioni possa contagiare il sistema del resto dell’eurozona. Un’analisi recente dell’UBE e del SRM è nel volume di Astrid Towards the European Banking Union: Achievements and Open Problems (a cura di Emilio Barucci e di Marcello Messori, pubblicato alcuni mesi fa da Passigli Editori).

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Tutte le nubi su Atene

Tutte le nubi su Atene

Giuseppe Pennisi – Formiche

Che cosa aggrava l’ingorgo ellenico di cui nessuno parla…

Secondo le corrispondenze da Bruxelles, Atene e Berlino, sui giornali di questa mattina, il nodo greco starebbe per sbloccarsi. Grandi sorrisi a Berlino (in Germania baci ed abbracci non si usano) tra Cancelliere tedesco e Presidente del Consiglio ellenico.

Una riunione straordinaria dell’Eurogruppo convocata per lunedì 30 marzo dovrebbe sbloccare cinque miliardi di euro di aiuti ed impedire il default; sempre il 30 marzo il Governo di Atene presenterebbe ai partner europei un programma di riassetto strutturale economico “accettabile” (ossia al minimo sindacale) che, almeno per i prossimi mesi, dovrebbe fare sì che il Governo greco adotti le misure essenziale per impedirne un’uscita (o espulsione) dall’unione monetaria.

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