Serve efficienza e meno imposte
Raffaello Lupi – Il Tempo
Il tax day di metà dicembre della tassazione immobiliare c’è da anni, ma è diventato intollerabile per una serie di fattori concomitanti. Agli inasprimenti del governo Monti si sono infatti aggiunte la crisi economica, la diminuzione dei valori immobiliari, la difficoltà di trovare inquilini affidabili, la diminuzione dei redditi familiari, sempre meno in grado di fronteggiare le spese fisse immobiliari, come il condominio, le utenze, le riparazioni. Per questo appare assurdo l’aumento automatico delle tasse comunali sugli immobili per controbilanciare i tagli dei trasferimenti dello Stato ai Comuni. Tagliare dalla porta (statale) e tassare dalla finestra comunale contraddice la diffusa percezione sociale degli sprechi nei bilanci comunali, confermata dai recenti scandali romani. Gli stessi Comuni sono le entità più qualificate per individuare e ridurre questi sprechi, senza ripararsi dietro il fantomatico ricatto di «tagliare i servizi».
Dietro tante spese comunali non ci sono affatto servizi, ma uffici con spese per affitti, utenze e personale, di cui non si capisce esattamente l’efficienza, in un pozzo senza fondo che «si auto-produce», e dove ci sono ampi margini per fare lo stesso con meno spesa. La domanda sociale di razionalizzare la spesa comunale non può essere elusa con aumenti di tributi. È un obiettivo raggiungibile solo con assunzione di responsabilità degli amministratori e con la loro disponibilità ad un rischio calcolato. Tante spese inutili infatti servono solo a coprire le spalle ai responsabili nell’ipotesi che qualcosa dovesse andare storto. In quest’ipotesi è importante che la pubblica opinione, e i mezzi di informazione, sostengano chi si assume qualche rischio in nome dell’efficienza.