Salvatore Zecchini – commento al Paper di ImpresaLavoro
Salvatore Zecchini, membro del board scientifico di ImpresaLavoro, è docente di Politica Economica Internazionale all’Università Tor Vergata di Roma e presidente del Gruppo di Lavoro dell’OCSE su PMI e Imprenditoria.
La cartina di tornasole dell’efficienza di un mercato del lavoro sta nella sua capacità non solo di assicurare condizioni dignitose al lavoratore, ma di favorire la creazione di un ampio numero di opportunità di lavoro e di competenze, tale da assorbire il massimo delle forze lavoro disponibili. Alla luce di questo test, l’elevata disoccupazione e il basso tasso di partecipazione al mondo del lavoro, che caratterizzano da due decenni l’economia italiana, come pure il desiderio ardente dei lavoratori di assicurarsi una pensione prematuramente, possono prendersi a prova delle gravi inefficienze e disfunzioni del modo in cui si articola il nostro sistema lavoro.
In particolare, le misurazioni di queste debolezze da parte di istituti stranieri e il confronto con gli stessi parametri di altri paesi offrono uno spaccato di quanto non va nel sistema e di come queste incidono sull’attrattiva del Paese per gli investitori, italiani o stranieri che siano.
Rigidità nell’entrata e nell’uscita dal posto di lavoro, scarsa disponibilità ad adattarsi ai mutamenti nelle esigenze di lavoro delle imprese, dinamiche salariali inflessibili e poco in linea con l’evoluzione della produttività, pesanti oneri verso il fisco ed una diffusa contrapposizione corporativa verso le esigenze della produzione e della concorrenza sono tutti fattori che scoraggiano la domanda di lavoro delle imprese e ne modificano le caratteristiche. In particolare, da decenni le imprese tendono a sostituire i lavoratori con automazioni ed import di semilavorati, e a spostare le loro richieste verso qualifiche più elevate, dove si scoprono tuttavia imperdonabili carenze.
È su questi punti che dovrebbe specialmente indirizzarsi la riforma del lavoro da tempo annunciata dai governanti, con l’intento di realizzare notevoli correzioni strutturali e creare le condizioni istituzionali e culturali per un grande rilancio dell’occupazione.