Spending review, ecco tutti gli sprechi di enti e ministeri
Federico Fubini – La Repubblica
C’è un colpevole seriale di malagestione come il comune di Roma, insieme a giunte del Centro e del Nord come Perugia, Pesaro e Urbino, Verona, Udine, Sondrio, Trieste o Bolzano. Spunta anche la Statale di Milano, con l’università di Genova. Ci sono aziende sanitarie dalle procedure d’appalto singolari, in Sardegna o Campania. E non mancano neanche coloro che dovrebbero tenere al rispetto della legge più di ogni altro ramo dello Stato: i carabinieri, la polizia, il ministero della Difesa. Tutti destinatari delle lettere di Raffaele Cantone e Carlo Cottarelli alle amministrazioni che – è il sospetto – hanno violato le norme sugli appalti da tenere solo ai prezzi più convenienti per il contribuente. Cottarelli e Cantone sono, rispettivamente, commissario straordinario alla revisione della spesa e presidente dell’Autorità anti-corruzione. Già solo i loro ruoli rendono la lettera partita a giugno un atto pieno di significato. E, potenzialmente, pieno di conseguenze per chi non sta alle regole. Non solo perché i due minacciano sanzioni ai funzionari che esitano a rispondere (25 mila euro) e a quelli che “forniscono dati non veritieri” (51 mila). Quell’intervento di Cottarelli e Cantone è soprattutto il segnale di una svolta che può arrivare se solo si rispettassero le leggi esistenti. Una serie di decreti approvati fra il 2006 e il 2012 obbliga infatti gli uffici dello Stato e le società “in house”, controllate al 100%, a non sprecare un centesimo quando comprano sette categorie di beni e servizi essenziali: elettricità, gas, carburanti, combustibili da riscaldamento e contratti di telefonia fissa, cellulare o per traffico dati. Per ordinare da questo menù, tutti dovrebbero servirsi della centrale nazionale degli acquisti Consip o delle centrali regionali. Facile capire perché: i grandi acquirenti hanno le competenze e sono in grado di spuntare i prezzi migliori. La legge tollera eccezioni, cioè amministrazioni che fanno shopping da sole, solo se un ufficio compra a meno dei prezzi garantiti da Consip.
Poiché tutti devono registrare i contratti sul portale dell’Autorità anti-corruzione (ex Autorità di vigilanza sui contratti pubblici), il lavoro di intelligence è partito subito. Ministero dell’Economia, Guardia di Finanza, la squadra di Cottarelli e quella di Cantone hanno incrociato i dati ed è venuta fuori la lista dei sospetti. Prima cento, poi cresciuti a duecento. Tutti enti locali, ministeri, aziende sanitarie o università che nel 2012 e nel 2013 si sono comprate elettricità, gas, benzina o telefonate da soli, disinteressandosi della legge. Si sospetta che l’elenco possa crescere fino a tremila amministrazioni. Ma i nomi in quella lista, e i costi delle forniture, riservano già da ora più di una sorpresa.
Il ministero dell’Interno per esempio si è visto recapitare almeno due lettere, di cui la prima per il pingue contratto di telefonia mobile da 4,4 milioni di euro della Polizia di Stato. I dati del ministero dell’Economia dimostrano che in media il costo è fino a oltre l’80% inferiore quando a comprare è Consip, la centrale nazionale. Ma nel 2012 il Viminale (ministro, Anna Maria Cancellieri) procede ad assegnare un appalto per i cellulari della Polizia di Stato, peraltro è tuttora in vigore. Lo fa in perfetta solitudine, senza coinvolgere Consip. E sbriga la pratica con una “procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando”, si legge nel sito dell’anti-corruzione. Il ministero offre poi il bis e il tris con contratti per i cellulari dei Carabinieri (3,1 milioni) e per il traffico dati dell’Arma (2,2). Ora il Viminale ha dovuto fornire spiegazioni a Cottarelli sul perché l’ha fatto, con il rischio di sanzioni se davvero quei prezzi risulteranno superiori a quelli di Consip.
Singolare anche la tecnica con cui l’Aeronautica militare, cioè il ministero della Difesa, si approvvigiona di energia elettrica per illuminare l’aeroporto di Pratica di Mare. Dal gennaio del 2012 a quello del 2013 conclude la bellezza di 12 contratti d’appalto, uno al mese. Nel complesso finisce per spendere circa 2,5 milioni di euro, una somma faraonica per un solo scalo, ma ogni singolo appalto resta intorno ai 200 mila. Anche l’Aeronautica militare però adesso ha risposto alla vigilanza di Cottarelli e Cantone e la sua replica o è all’esame dei due commissari. Il record nella lista dei primi cento sospetti spetta però tutto al comune di Perugia: la bellezza di 10,5 milioni di euro pagati per dare luce alla città, con gara scaduta a luglio 2013. Anche qui, ignorando del tutto l’opportunità di comprare a meno le stesse quantità di energia elettrica tramite le grandi centrali pubbliche di fornitura. Non da meno è la Verona del sindaco leghista Flavio Tosi, che in un anno (da metà 2013 a metà 2014) riesce a spendere 7,9 milioni in lampioni e lampadine comunali: un posto sicuramente illuminato bene. È curioso però che ci sia un’università che riesce a spendere in energia tanto quanto una città di quasi 300 mila abitanti: è l’Università degli Studi di Milano che, a quanto pare disinteressandosi della legge, ha concluso di propria iniziativa un contratto da 7,5 milioni per le forniture elettriche dell’anno conclusosi a giugno scorso. Anche la Statale, al pari delle università di Perugia, Genova e Roma 3, ora avrà qualcosa da spiegare. Né potevano mancare nella lista dei destinatari della lettera le aziende sanitarie locali. La Asl 8 di Cagliari, chissà come, riesce a pagare a Telecom Italia qualcosa come 1,8 milioni di euro solo in “servizi per la telefonia fissa”. La Asl 2 di Olbia investe 1,2 milioni in energia elettrica, con una prassi singolare: a gennaio di quest’anno, senza bandi precedenti, ha assegnato un contratto a valore retroattivo per una fornitura partita nel 2013.
Ma non sorprende che siano soprattutto i comuni a riempire la lista di Cottarelli e Cantone, perché è lì il cuore del rapporto (spesso) clientelare fra politica e piccoli oligarchi fornitori di voti locali. Nell’elenco finiscono la Roma della gestione di Gianni Alemanno (5,9 milioni per tre mesi di elettricità) e città del Nord come Bolzano per i due milioni pagati per il gas naturale, Como, Sondrio o Trieste: qui il comune riesce a spendere più di 600 mila euro per l’uso dei telefoni cellulari. E dalla provincia di Pescara al comune di Udine, la lista potrebbe continuare e lo sta facendo nel lavoro di Cantone e Cottarelli. Il loro tono ai destinatari è decisamente ultimativo: chiedono copia del contratto d’appalto e il relativo decreto di approvazione, “nonché eventuali atti amministrativi posti a motivazione della mancata adesione alle convenzioni vigenti della Consip”. E ricordano: “Il termine ultimo per fornire i documenti richiesti viene fissato in 15 giorni”. Il messaggio di fondo dei due al resto dell’apparato dello Stato è che la ricreazione è finita. I prossimi mesi diranno se è finita la ricreazione, cioè il disinteressarsi della legge quando si possono spendere soldi dei contribuenti; oppure è finita la missione ora affidata a Cottarelli e prima di lui a Enrico Bondi e Mario Canzio: questa spending review ha già cambiato più allenatori di una squadra sull’orlo della retrocessione.