Debiti PA tutti pagati entro il 21 settembre? Una promessa a metà
Eugenio Fatigante – Avvenire
I crediti “certificati” delle imprese con le amministrazioni dello Stato «possono essere saldati subito». L’ha detto a più riprese Matteo Renzi l’altra sera in tv, a Porta a porta, nel minuetto inscenato con Bruno Vespa sull’escursione a piedi sul monte Senario, sopra Firenze, oggetto della “scommessa di San Matteo”: entro il 21 settembre, aveva promesso a marzo il capo del governo sempre in tv, il governo avrebbe sbloccato tutti i debiti maturati entro line 2013, pena appunto l’insolita passeggiata del premier (in caso di promessa non mantenuta) o del conduttore.
Renzi l’ha “messa facile”, insistendo molto sulla procedura, capace – a suo dire – di consentire agli imprenditori interessati di presentarsi l’indomani in una banca per ottenere (finalmente) il dovuto, attraverso la “cessione del credito” che comporta però un costo pari all’1,6% fino a 50mila euro e all’1.9% al di sopra. Le cose sono davvero così semplici? Il premier ha dato a intendere che la promessa sarà onorata. A oggi, tuttavia, il “contatore” presente sul sito del Tesoro è malinconicamente fermo a 26,1 miliardi rimborsati ai creditori, alla data del 21 luglio (cifra aggiornata in tv l’altra sera a 31 miliardi a fine agosto); in ogni caso, stiamo ben al di sotto di quell’importo quantificato come minimo (una stima definitiva su quanti siano questi crediti non c’è mai stata) in 45-50 miliardi dall’ex ministro (nel governo Letta) Saccomanni, contro la cifra-monstre di 90 miliardi ipotizzata in un primo tempo da Bankitalia.
Una premessa è doverosa, e viene riconosciuta anche da un po’ tutte le associazioni d`impresa: la normativa messa in campo da Renzi è sicuramente un passo in avanti rispetto a quelle, più “balbettanti”, dei governi Monti (il primo a muoversi per affrontare questo problema, col decreto 35 d’inizio 2013) e Letta. Quest’ultimo, per dire, aveva disposto che entro settembre 2013 tutte le amministrazioni dovessero fornire l’elenco dei propri debiti. Nessuno l’ha fatto. Per questo Renzi «ha invertito il processo, e questo è il suo pregio», ricorda Mario Pagani, capo del dipartimento politiche industriali della Cna: «Ora sono le imprese che dichiarano quanto spetta loro». Quel che Renzi ha omesso di dire è che c’è un passaggio-chiave, fra l’autocertificazione sull’apposito sito e il pagamento: bisogna comunque aspettare 30 giorni perché l’amministrazione coinvolta ha questo margine di tempo per rispondere, attestando che quel credito esiste e, pertanto, è “esigibile”. Se lo fa, in effetti l’imprenditore può – subito dopo aver ricevuto questo attestato – andare in banca per farsi anticipare da questa i soldi spettanti, con la garanzia pubblica della Cdp. Ma – attenzione – non vale il “silenzio-assenso”: se non arriva nessuna risposta, l’impresa ha 10 giomi per segnalare l’inconveniente sulla piattaforma on-line, dopodiché viene nominato un commissario ad acta che ha altri 50 giorni per accertare la “verità” su questo credito. Insomma, in aggiunta ai 30 giorni iniziali, rischiano di passare altri 2 mesi. Peraltro, stando al report sul sito del Tesoro, ai primi di agosto c`è stata una “fiammata” nella consegna delle istanze di certificazione; e in questi giomi, quindi, che stanno arrivando le risposte.
A oggi, le imprese registrate sono 15.613, per un numero di istanze di 56.189 e un controvalore di oltre 6 miliardi (non è chiaro se aggiuntivi o no rispetto ai 31 detti in tv), ma la scadenza è stata da poco prorogata al 31 ottobre. Resta un «mistero», sottolinea ancora Pagani, capire perché il governo abbia escluso la via della compensazione fra crediti e debiti fiscali, «singolarmente concessa invece a chi ha ricevuto una cartella esattoriale», insomma alle imprese “meno oneste” nei rapporti col Fisco. Fra 10 giorni, al di là di Renzi o Vespa ”marciatore”, si farà il punto finale.